MARIO BOVENZI
Cronaca

Bigliettini sulla tomba di Bassani. L’omaggio di studenti e prof: "Il nostro tributo ad un simbolo"

Insegnante in pensione guida alla scoperta del cimitero ebraico in via delle Vigne, presto un libro. Anni fa con l’ok dei familiari gli alunni sistemarono alcune lapidi, qualcuno di loro ancora le cura.

Insegnante in pensione guida alla scoperta del cimitero ebraico in via delle Vigne, presto un libro. Anni fa con l’ok dei familiari gli alunni sistemarono alcune lapidi, qualcuno di loro ancora le cura.

Insegnante in pensione guida alla scoperta del cimitero ebraico in via delle Vigne, presto un libro. Anni fa con l’ok dei familiari gli alunni sistemarono alcune lapidi, qualcuno di loro ancora le cura.

Bigliettini e sassi lasciati sulla tomba di Giorgio Bassani. Il monumento realizzato dallo scultore Arnaldo Pomodoro e dall’architetto Piero Sartogo è all’ombra di una pianta di rose. C’è ancora un nastro tricolore, il 25 aprile è stato reso omaggio allo scrittore che più ha saputo raccontare Ferrara. Sono gli studenti a lasciarli, scritti con un pennarello, tributo alla memoria. Nel 2023, con il permesso dei familiari, furono proprio gli allievi dell’Ariosto a fare la manutenzione alle quattro lapidi della famiglia di Emilio Teglio, preside antifascista del liceo. Ancora adesso si organizzano a gruppi, qualcuno va da solo per dare una sistemata alle tombe del cimitero ebraico in via delle Vigne. "La tomba più antica risale al 1549", dice Silvana Onofri, professoressa di storia dell’arte dell’Ariosto per una vita. E’ in pensione, la scuola l’ha porta dentro. Sul cimitero ha scritto una guida. Ora sta preparando un libro. "Gli alunni vengono qui, lasciano frasi, danno una sistemata", racconta, il sole tra i rami delle piante.

E’ imponente il portale, granito bianco. E’ stato realizzato nel 1911 su progetto dall’architetto Ciro Contini. Su un lato c’è una porticina, oltre una stanza. Dietro la scrivania Andrea Biondi, volontario dell’Auser. E’ lui ad aprire la porta, a rispondere al telefono. E’ sempre lui a ritagliare, su cartoncino azzurro e nero, la kippah. "Gli uomini devono coprirsi il capo, altrimenti non si entra", dice perentorio. E indica un cestino con alcune mollettine, fermagli che servono per fissarle nei capelli. "Faccio il volontario. A volte sono qui, a volte al Castello. Sono andato in pensione, mi piace darmi da fare, essere utile", aggiunge. Era quello che una volta si chiamava fattore, in campagna. Adesso forse si direbbe manager. Si esce nel sole, le tombe, il verde del’arba, in fondo le mura. "La lapide più antica del cimitero, intitolata a David Franco, che riporta come data di morte l’anno 1549, avvalora la tesi che potrebbe risalire al XVI secolo", sottolinea Onofri, attorno a lei un gruppetto di visitatori. Altri varcano la porticina, entrano per scoprire questo luogo, intorno il silenzio. "Lì dietro – indica verso una macchia d’alberi – c’era una fontana, qui una volta c’erano tante fontane". Le tombe, nomi, famiglie, volti della storia di Ferrara. "E’ sepolto qui Gianfranco Rossi, vicino alla sorella". Scrittore e poeta. Poco più in là, si apre un’altra pagina. E’ quella di Cesare Minerbi, nato nel 1856. "Il dottor Minerbi", precisa l’insegnante. Che fu medico, curò generazioni e morì quasi centenario. L’epitaffio sembra una poesia, è stato scritto da Giorgio Bassani. "Era il nonno materno", aggiunge. "Quella l’abbiamo pulita noi insieme agli studenti", e indica verso una siepe, lì c’è sepolto Emilio Teglio che fu preside dell’Ariosto, la scuola che frequentava Bassani. "Una mia studentessa alcuni anni fa aveva preso a cuore il cimitero, si occupava di tenere pulite alcune tombe". Un angolo che sembra fuori dal tempo, lontano il traffico, la città che fuori da quelle mura respira, vive. Si estende su una superficie di quattro ettari. Di nuovo un nome, quello della famiglia Ravenna. "Eugenio Ravenna, detto Gegio. Riuscì a tornare vivo dai campi di concentramento". Dal vialetto arriva il dipendente di un’impresa, ha un annaffiatoio. E’ incaricato da una famiglia di pulire sei tombe. Il lato est, Bassani all’ombra delle rose. Una distesa di pietre, i foglietti. "Studenti ed ex studenti del liceo vengono qui, puliscono un po’, lasciano i loro pensieri. Bassani è l’identità dell’Ariosto".