Bimbi prematuri, il Covid aumenta il rischio

In un anno e mezzo di pandemia la media è passata dal 7 all’11,2%. L’associazione ‘Nati prima’: "Per loro serve un’assistenza particolare"

L’assessore Coletti alla presentazione delle iniziative della Giornata mondiale

L’assessore Coletti alla presentazione delle iniziative della Giornata mondiale

Le donne che in gravidanza contraggono il Covid hanno un rischio maggiore di avere un bambino prematuro. La media, dopo un anno e mezzo, è infatti passata da un 7 a 11,2 per cento. E lo scorso anno i bambini prematuri nati nel Ferrarese sono stati 23. Numeri che arrivano a un giorno esatto dalla ‘Giornata mondiale della prematurità’ che sarà celebrata domani. Per l’occasione, la fontana di piazza della Repubblica, grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale, verrà dipinta di viola, il colore simbolo dell’iniziativa e che l’intero pianeta vuole dedicare a questi neonati e alle loro famiglie.

Un bambino prematuro è quello che nasce dalla ventitreesima settimana prima dello scadere delle trentasettesima di gestazione e "pesa meno di un chilo e mezzo", spiega la specialista e direttrice dell’unità operativa di terapia intensiva neonatale dell’Azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna di Cona Agostina Solinas. La neonatologa, con l’assessore ai servizi alla persona Cristina Coletti, la presidente Marika Massarenti e la segretaria Sonia Mangolini dell’associazione ‘Nati prima’, nella sala arazzi di palazzo municipale, ha presentato le iniziative che verranno messe in campo anche in città per sensibilizzare l’intera comunità al problema.

A fianco della fontana colorata di viola ci sarà anche una bancarella dell’associazione che da 11 anni svolge attività di assistenza alle mamme e alle famiglie dei bambini nati prematuramente. "Non è solo prematuro il neonato ma anche tutta la famiglia" tiene a rimarcare la presidente Massarenti che proprio 12 anni fa provò l’esperienza di avere una bambina prematura. E proprio dalla sua esperienza personale è nato il progetto di creare ‘Nati prima’ che oggi opera, con l’aiuto della segretaria ed ex infermiera del reparto Sonia Mangolini, a stretto contatto con la neonatologia e la terapia intensiva neonatale di Cona, affinché le mamme e le famiglie di un prematuro non siano lasciate sole. Seguirà, alle 18 da Giori, l’aperitivo il cui ricavato andrà a favore dell’associazione che con 15mila euro donati ogni anno al reparto permette la presenza di uno psicologo che ha il compito di fornire assistenza alle mamme di questi bambini. "Un prematuro ha bisogno di un’assistenza particolare che può essere a breve, medio ma anche lungo periodo" spiega Solinas che rimarca come dallo scoppio della pandemia "le donne gravide che contraggono la Sars-Cov2 hanno un rischio maggiore di avere questo percorso della gravidanza".

Nella stessa giornata di domani, inoltre, sarà possibile far accedere anche i nonni nel reparto di terapia intensiva neonatale (Tin) dove si trovano i bambini prematuri (ma solo per qualche ora). "Previo green pass e tutti i controlli del caso siamo riusciti ad ottenere questi permessi" spiega Marika. Un bambino nato prematuro può infatti avere bisogno di stare in osservazione anche 100 giorni "com’è successo a me", racconta la presidente con la voce strozzata dall’emozione. Il lavoro del reparto di Cona inoltre si avvale di un’equipe che conta oltre ai medici specialisti della neonatologia anche un fisiatra e la psicologa. L’associazione ‘Nati prima’ oggi conta 40 volontari ma solo "coloro che hanno vissuto questo tipo di esperienza possono operare in corsia e stare vicino alle mamme che vivono questa esperienza" ha sottolineato in conclusione Mangolini.