Un mondo senza carta non esiste, neppure con la digitalizzazione dei processi produttivi più avanzati. Perché nei documenti d’un tribunale come nelle opere d’arte di una galleria o nelle pergamene delle sale manoscritti di tutto il mondo passa la cultura e la storia della civiltà. Che in nome della memoria va preservata, da fuoco, acqua e calamità. Su questa convinzione Makros, dal 2020 nell’incubatore Sipro di via Saragat, ha basato la propria attività di salvaguardia dei beni culturali. Una vera e propria intuizione, frutto di una semplice domanda: "Cosa manca nel mercato?", sintetizza Massimo Luise, amministratore delegato di Makros. Di qui la realizzazione del brevetto BlockFire, che dà il nome a un sistema di archiviazione compattabile protettivo, resistente a fiamme e calore, con attenzione a design, ambienti, materiale da conservare. E se le prime commissioni sono arrivate da Ferrara, le ultime, in ordine di tempo, sono giunte dall’Università di Genova, dal Museo d’arte internazionale di Bordeaux, dalla Turchia (Museo d’arte Art & Sculpture di Ankara e Collezione nazionale manoscritti di Istanbul), dal Politecnico Milano. Sono inoltre in fase avanzata gli studi di soluzioni personalizzate per il Vaticano, per Palazzo Vecchio Firenze e per la Pinacoteca di Brera Milano. Con un brand consolidato in Europa, Makros punta al Medioriente tenendo d’occhio l’America. I clienti sono istituzioni, Università, Musei, privati, che necessitano di allestimenti per svariati chilometri di documenti o opere d’arte. "Stiamo lavorando a un archivio di 50 chilometri", conferma Luise. Makros conta oggi 6 unità fisse, un network di 60 professionisti - architetti, ingegneri, biologici, commerciali -, 2 sedi produttive (Torino e Vicenza) e una terza di appoggio a Ferrara. Cresce nei numeri, nelle competenze e nel raggio d’azione, ma la ‘progettazione’ rimane nell’incubatore Sipro "perché è la realtà ideale per progettare e collaborare con la Facoltà di Ingegneria e altre aziende insediate". Oggi, Makros conta cinque brevetti, uno dei quali comprensivo della protezione, oltre che dal fuoco, dall’acqua. "Per farsi un’idea dei danni che può provocare, è sufficiente pensare all’alluvione di Firenze del 1966", evoca Luise. Fondamentali sono ricerca e sviluppo, "cui solo negli ultimi 3 anni abbiamo destinato più di 300 mila euro". Il Covid ha diminuito il numero degli ordini, non tuttavia i piani di sviluppo: "ci aspettiamo un 2021 in crescita". Soddisfazione da Stefano di Brindisi, amministratore unico Sipro: "Queste eccellenze parlano non solo di Sipro ma di Ferrara. Fanno bene alla reputazione del territorio, confermando che l’internazionalizzazione, per molte aziende, è già una prassi. E parte da qui".
Cronaca’Block Fire’, l’idea geniale che salva la carta