"Bollette alle stelle negli ambulatori Oggi visitiamo a lume di candela"

Il dottor Casaroli, segretario provinciale Fimmg: "Nessun ristoro economico per i medici di famiglia". Tra i nodi della professione anche i fortissimi carichi di lavoro: "Non abbiamo più una vita privata"

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di Mario Bovenzi

Visite a lume di candela. Non è l’ultima frontiera della medicina ma potrebbe essere l’ultima spiaggia di chi fa questo lavoro – ancora considerato una missione – con dedizione verso il paziente. Oggi negli ambulatori si spegneranno per protesta un po’ le luci, si accenderanno le fiammelle. Quasi un simbolo dell’amarezza che vivono questi professionisti, il camice una divisa che indossano dopo aver giurato nel nome di Ippocrate. E’ uno scenario che il padre della medicina scientifica mai avrebbe immaginato. La mancanza di aiuti, bollette alle stelle, il crescente numero di pensionati, con paesi sguarniti da un presidio fondamentale per la popolazione, la burocrazia asfissiante. Questi i tratti che disegnano la cornice che ha spinto i medici di famiglia a dire basta. Claudio Casaroli, una vita al servizio dei pazienti, è il segretario provinciale della Fimmg.

Cosa sta succedendo?

"Noi dovremmo essere considerati piccole imprese familiari e come tali ricevere ristori. Non è stato così, non è così. Siamo in prima linea, un punto di riferimento di un territorio e di una popolazione sempre più anziana. Questo, lo sappiamo tutti, non è più un paese per giovani. Eppure quando si tratta di ricevere incentivi per far fronte al caro energia non veniamo presi in considerazione. Tenere aperti gli ambulatori ha un costo. Un costo che, come succede alle famiglie, alle imprese, in questi mesi è raddoppiato, triplicato".

Così oggi visiterete i pazienti a lume di candela

"Sì, spegniamo le luci per cercare di tenere accesa l’assistenza ai pazienti, un valore inestimabile in quella che viene considerata una società civile. È un’iniziativa nata a livello nazionale per richiamare le autorità su questo tema"

Non solo i costi alle stelle

"No, purtroppo. Tanti sono i medici che vanno in pensione. Fino al 31 dicembre sull’onda dell’emergenza Covid e della guerra in Ucraina veniva concessa la possibilità di continuare ad esercitare anche dopo aver raggiunto i limiti d’età. Dopo quella data non sarà più possibile, emergenza che si aggiunge ad emergenza. Soprattutto per quei paesi, a cominciare dalla zona del Basso Ferrarese, che soffrono già per la carenza di medici"

I carichi di lavoro?

"Non abbiamo più una vita privata e a questa situazione contribuisce anche il blocco delle assunzioni di infermieri ed amministrativi, personale essenziale per gli ambulatori"

Le fiammelle. Poi?

"Siamo aperti al confronto con Regioni e governo. Ma se non arriveranno risposte si passerà a forme di protesta più forti. Vorrei ricordare che garantiamo un servizio pubblico".