"Bollette salate, tasse e burocrazia Ma non lascerò mai la mia Italia"

Dall’Albania è approdato nel nostro Paese quando era ragazzino, adesso è un imprenditore di successo "Quando varchi il mare a 15 anni nulla ti fa paura, il business model è trasformare le difficoltà in occasioni"

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di Mario Bovenzi

"Qual è il mio paese?", Durim Cillnaku, 47 anni, sembra che rivolga soprattutto a sé stesso questa domanda. Lui che l’Albania l’ha lasciata quando aveva 15 anni, su uno di quei barconi che sotto gli occhi del mondo arrancavano nel mare, malandate carrette, la prua rivolta all’Italia e alla speranza. Era il 1991, sono trascorsi 31 anni. Durim, nel frattempo, di cose ne ha fatte. E parecchie. Più o meno nell’ordine. Ha frequentato le superiori a Bari; si è laureato in economia all’università a Bologna. E’ stato – sembra un’altra vita – cameriere, lavapiatti, aiutocuoco. Poi specialista per un fondo di investimenti. Fino a diventare amministratore del Gruppo Clima, a Cento, che si occupa d’installazione e manutenzione di caldaie e condizionatori. In numeri. Durim Cillnaku è al vertice di un’impresa, iscritta alla Cna, che ha 70 dipendenti e che nell’ultimo anno ha fatturato 8 milioni. "I costi del carburante per far circolare i nostri 45 furgoni sono andati alle stelle, anche le bollette della luce non scherzano. Il fisco in Italia sappiano tutti che cos’è, per la burocrazia siete un paese davvero speciale. Ma nonostante tutte queste difficoltà non volterei mai le spalle all’Italia, la mia Italia. Qui sono diventato un imprenditore e qui continuerò a fare l’imprenditore". Del resto quando hai il coraggio di attraversare, come naufraghi aggrappati ad un barcone, il mare a 15 anni sono poche le cose che ti possono fare paura. Allora crollava la dittatura di Henver Hoxa, adesso c’è la guerra e le materie prime che – sarà pure colpa delle speculazioni – costano un occhio della testa. "La filosofia che cerco di trasmettere ai dipendenti è che ogni volta dobbiamo rimboccarci le maniche per superare le difficoltà. Secondo il nostro business model le difficoltà sono opportunità da cogliere"

Una filosofia che sembra funzionare

"Rispondo con i fatti. Avevamo sette dipendenti, siamo adesso una settantina. Da 800mila euro di fatturato siamo passati a 8 milioni"

Cosa significa essere oggi imprenditore in Italia

"La mazzata più forte l’avvertiamo soprattutto con il carburante per i trasporti. Facciamo girare 45 furgoni, il peso si sente. Eccome"

Come affrontate la situazione?

"Cerchiamo di razionalizzare il più possibile i viaggi"

Avete aumentato i prezzi?

"Per il momento no, ma se continua così dovremmo ritoccare un po’ le tariffe. E’ inevitabile"

La luce, quanto pesa?

"Le bollette sono raddoppiate"

Fisco e burocrazia, che voto darebbe all’Italia?

"Siete, anzi siamo al primo posto. La burocrazia è ovunque, le tasse che si pagano qui non hanno eguali in altri paesi"

Insomma, un mestiere difficile essere imprenditore in Italia

"Bollette da capogiro, fisco, burocrazia. Certo, ma io l’Italia non la lascerò mai".