Bondeno, dodicenne si dà fuoco. E' grave. Il paese sotto choc

Ferita anche la nonna che era intervenuta per salvarlo. La notizia si sparge e lascia sgomenti gli abitanti: "Un giovane tranquillo. Non riusciamo a capire"

Bondeno, 12enne si dà fuoco. Ricoverato al Bufalini di Cesena

Bondeno, 12enne si dà fuoco. Ricoverato al Bufalini di Cesena

Bondeno (Ferrara), 6 marzo 2019 - Quando è andato sul retro della casa della nonna aveva già maturato la più tragica delle decisioni. Una di quelle da cui non si torna indietro. Ha impugnato una tanica di benzina, si è rovesciato addosso il contenuto e ha appiccato il fuoco. A evitare il peggio è stato il provvidenziale intervento dell’anziana, aiutata da un operaio che lavorava vicino al cortile teatro dell’accaduto. Sono molto gravi le condizioni di un bambino di dodici anni, ora ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Bufalini di Cesena.

Il ragazzino ha riportato gravi ustioni su buona parte del corpo e, nella serata di ieri, i medici del nosocomio romagnolo mantenevano ancora riservata la prognosi. La cronaca del dramma inizia nel pomeriggio di ieri in un paese del Bondenese. Alla mattina il dodicenne non era andato a scuola. Alle 14.30 raggiunge il retro dell’abitazione dei nonni, proprio di fronte a quella in cui abita con i genitori. Qui, forse ritenendosi al riparo da occhi indiscreti, mette in atto il suo ferale proposito. Prende una tanica di liquido infiammabile e se lo sparge addosso. Basta una scintilla per scatenare un inferno di fiamme. La nonna, 66 anni, si accorge di tutto e corre in suo aiuto. A darle man forte arriva un operaio che lavora lì vicino. Sono istanti concitati e carichi di tensione. Tutti sanno che ogni secondo è fondamentale per salvare la vita al bambino.

Riescono a spegnere le fiamme, ma si rendono immediatamente conto della gravità delle ustioni. Parte la chiamata al 118. Sul posto arrivano un’ambulanza e l’elimedica da Bologna. I sanitari raggiungono il retro dell’abitazione e iniziano le manovre di soccorso. Una volta stabilizzato, il piccolo viene portato al Bufalini, dove lotta per la vita nel reparto di rianimazione in prognosi riservata. Le sue condizioni sono stabili. 

In ospedale finisce anche l’anziana, rimasta ustionata a un braccio. Dopo le cure, viene dimessa. Sulla vicenda sono in corso accertamenti da parte dei carabinieri della compagnia di Cento. Dai primi riscontri non sembrerebbero esserci dubbi sulla natura del gesto: si tratterebbe di un tentativo di suicidio. Tutte da chiarire invece le ragioni che stanno all’origine di una scelta tanto estrema quanto insondabile. Tra le ipotesi (al momento non confermate) ci sarebbe quella di una sgridata in famiglia.

Il paese sotto choc

 I residenti del paesino sono sotto choc: quello che è successo è troppo grave per essere spiegato in maniera razionale. «L’unica cosa che mi è riuscita, appena ho visto l’elisoccorso atterrare – racconta un vicino di casa –, è stata quella di voltarmi verso la piccola Madonnina appoggiata al muro e pregare». Hanno pregato ieri, continuano a farlo oggi, gli abitanti di quella porzione di terra a cavallo tra tre province. Il bambino, infatti, è conosciutissimo nelle vie che tagliano in due i campi arati. «È un ragazzino come tutti gli altri – ci confessa un altro vicino dopo una giornata di lavoro segnata dal dolore – che ama andare in bicicletta e giocare con gli amichetti. Lo vedo quasi tutti i giorni correre per la campagna, guardare i trattori che lavorano e aiutare la nonna nell’orticello». 

In una porzione di mondo dove la vita scorre lenta, la sirena di un’ambulanza può far chiudere lo stomaco più di un pugno ben assestato. «È un bimbo assolutamente tranquillo – conferma Luca Vincenzi, un vicino rimasto incredulo alla notizia –. Mi ha spiegato cosa è successo mia moglie, perché non ero in casa in quel momento, ma non capisco. Non capisco proprio». Il sentimento è comune a tutti. Il sole rosso che pian piano scompare dietro ai pochi alberi sembra voler portarsi via una giornata difficile da dimenticare. Ma non è così. L’oscurità non copre la paura. Un timore che tanti, nella zona, portano nel cuore: «Non so come stia – sussurra una vicina – ma non voglio pensare a nulla che non sia una buona notizia». Il dodicenne, insomma, è un po’ il figlio di tutti. Quando non è a casa, è a scuola, a pochi chilometri da lì. Oppure a giocare con gli amici in qualche campetto più in là. E come lui, anche l’intera famiglia è amatissima. Ma anche sul papà e sulla mamma del ragazzo, la voglia di parlare non c’è. 

Alle poche parole dei residenti, fanno da controcanto gli abbai dei cani. Anche loro sono scossi, soprattutto dal trambusto di un pomeriggio insolito e cupo. Sembrano percepire il dolore e lo sconcerto dei loro padroni. «Ci siamo rimasti male – concludono altri due compaesani del dodicenne –. Anzi, anche di più. Sono cose che non pensi possano accadere a te o ai tuoi vicini di casa, poi però accadono e non sai cosa dire».

E così, quel paesino del bondenese balzato all’improvviso (e suo malgrado) agli onori delle cronache la notte la passa insonne. In attesa di una notizia che dia coraggio. Di un cenno, un gesto, un motivo per convincersi che è tutto un incubo. La speranza è che la vita, in quella porzione di provincia, possa tornare a scorrere come sempre. Lenta, ma tranquilla.