Ferrara, Borgo Punta e Foro Boario le nuove frontiere dello spaccio

L’esasperazione del quartiere: "In giro si trovano spesso siringhe usate"

Le mura in zona San Giovanni (foto Businesspress)

Le mura in zona San Giovanni (foto Businesspress)

Ferrara, 8 marzo 2017 - Non solo Gad. Il quartiere Giardino è soltanto la punta dell’iceberg del mercato ferrarese dello spaccio. O meglio, è il punto di snodo da cui si dipana il fiume di stupefacenti che quotidianamente rifornisce la città. La geografia del ‘giro’ vede in particolare le zone di Borgo Punta (oggetto di segnalazione da parte di diversi lettori) e Foro Boario come prolungamenti naturali, da un lato e dall’altro, della piazza principale, rappresentata dal quartiere Giardino.

Il timore di molti è che quello che è considerato uno dei quartieri più belli di Ferrara, si trasformi in un nuovo Gad. Dal punto di vista della gestione del mercato, Borgo Punta è in mano ai pusher nordafricani. Così come via Baluardi, da qualche tempo tornata a far parlare di sé per alcune risse con spranghe e lanci di pietre. L’altra grande fetta di questa lucrosa quanto letale torta se la spartiscono i nigeriani. Sotto il loro controllo cadono il quartiere Giardino (con il parchetto del grattacielo e le mura di via IV Novembre come roccaforti) e via Foro Boario, sua espansione verso sud.

«Sta avvenendo quello che era facile prevedere. Lo spaccio si sta estendendo a Borgo Punta. È quotidiano. Ci sono auto che parcheggiano nel piazzale San Giovanni, consumatori che arrivano e bivaccano intorno al Torrione. Lungo le mura». Giuliano Zanotti, presidente dell’associazione residenti Gad, lo segnala da due anni. Ieri, in un pomeriggio di sole, in quell’angolo di città in tanti correvano, passeggiavano, sedevano sulle panchine, portavano a spasso il cane. Ci si guarda intorno.

Che aria si respira in quella zona? «Mi sono appena trasferito in città e in questa zona – dice Luca Longo –. Chi abita qui mi ha avvertito di stare attento quando passo la sera di ritorno dal lavoro, di tenere gli occhi ben aperti». «È un pezzo che qui le cose stanno cambiando – aggiunge Marcello Guberti – ma la paura c’è dappertutto». «Le mura sono come una valvola di sfogo che periamo venga preservata in sicurezza – sottolinea Margherita Pannetta –. Veniamo a fare una corsa, siamo fuori dal traffico, si respira un pò di tranquillità. Certo che – aggiunge con un sospiro – verso sera, la notte o il mattino prestissimo da sola non ci vengo di certo».