Pene più severe per i bulli, cambia il voto in condotta e nuove regole sulle sospensioni. La stretta imposta dal Consiglio dei Ministri corre sul filo del rigore. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha impresso una svolta che è stata approvata dal Consiglio dei Ministri. Il senso del provvedimento è restituire centralità alla valutazione della condotta, che avrà un maggior peso sull’ esito complessivo del percorso degli studenti. Le sensibilità, su questo, sono molto differenti. Se per i sindacati – Cisl a parte – si tratta di "un inasprimento eccessivo", i dirigenti scolastici sono invece favorevoli, benché dubbiosi sulle modalità di "recupero" qualora i ragazzi dovessero essere rimandati e sostenere l’esame di recupero.
"La valutazione sulla condotta – analizza Paolo Accardo, referente della Uil scuola – attiene più che altro a una sfera educativa. E, il mio timore, è che questo nuovo indirizzo imposto dal governo non sia accolto di buon grado dalle famiglie che ritengono di essere le uniche titolate a educare i ragazzi. Sul piano della valutazione, mi pare che il rischio sia quello di un’eccessiva rigidità che vada poi a impattare sul rendimento di uno studente. Ce ne sono tanti che hanno un buon profitto, ma magari non una buona condotta e con queste nuove regole saranno penalizzati". Sullo sprint indirizzato agli istituti tecnici, Accardo storce il naso. "Sospendo il giudizio – afferma – bisogna vedere come questo provvedimento verrà declinato. Non vorrei che fosse un modo per ghettizzare gli studenti degli istituti tecnici, sbarrando loro la strada per l’università". Anche Mauro Santi, sindacalista della Cgil, boccia in toto l’indirizzo del governo. "Non è con il ’bastone’ che si risolvono i problemi formativi ed educativi dei nostri giovani – sentenzia – . A me pare che questo governo proponga unicamente soluzioni repressive, quando invece occorrerebbero investimenti sulla formazione e sugli esperti anche per arginare il problema del bullismo".
La voce fuori dal coro è quella di Alessandra Zangheratti (Cisl). "A me pare che l’indirizzo del governo sia giusto – spiega – d’altra parte, le scuole non hanno molti strumenti, se non quello della valutazione. Dunque è giusto, e lo dico da genitore oltre che da addetta ai lavori, che ci sia un po’ di rigidità in più". Plaudono, invece, i dirigenti scolastici. Roberto Giovannetti (liceo Roiti) non ha dubbi: "Il fatto di poter rimandare i ragazzi e far sostenere loro una prova di educazione civica è molto positivo. Ed è positivo soprattutto in ambienti, socialmente più complessi. Il punto è capire che questa non è repressione, ma educazione". I dubbi, che condivide anche il collega Massimiliano Urbinati (Vergani), sono sulla prova di settembre. "Bisognerà fare in modo di strutturarla bene e che i ragazzi non la prendano sottogamba". Per il resto, dice Urbinati, "penso che restituire centralità agli istituti tecnici e professionali, colga un’esigenza reale del Paese e delle imprese che si trovano sempre di più senza manodopera".