Bullismo a Ferrara, il padre della vittima. "Denunciare è l'unica strada"

I tre ragazizni sono stati affidati dalla procura dei minori a una comunità di recupero. "Non sono bulli, ma veri criminali. Ma ora mio figlio è più sereno"

I tre minorenni sono stati denunciati

I tre minorenni sono stati denunciati

Ferrara, 16 aprile 2018 – L’incubo (si spera) è finito. I tre bulli, accusati a vario titolo di estorsione e rapina, dall’alba di sabato sono in una comunità. «Ora – dice il padre del tredicenne preso di mira dalla banda – mio figlio spero possa essere un po’ più sereno. Ma sono stati giorni devastanti, terribili, che non dimenticheremo mai e che segnano l’esistenza». Oggi però, grazie all’intervento di carabinieri e procura minorile, quei momenti di tensione, quei soprusi continui, quelle minacce di morte, sembrano davvero alle spalle e c’è tanta voglia di ricominciare.

Oggi suo figlio, dopo tutto quello che ha fatto, può e deve essere ancora più orgoglioso del suo papà. Non crede? «E’ ancora piccolo (ride il genitore, ndr), quando sarà adulto e avrà la fortuna di avere figli, forse lo capirà molto meglio. Oggi ho portato tutta la famiglia a pranzo e l’ho visto più tranquillo, sorridente. E posso dirlo: finalmente».

Come si affronta una situazione così difficile? E come se ne esce? «E’ difficilissimo, ma credo lo si possa fare solo attraverso la legalità. Denunciando. Sa quante volte mio figlio è venuto da me dicendo: papà, diamogli i 50 euro che chiede così mi ridà il mio telefono e la chiudiamo qui. Ho cercato di fargli capire che quella non era la strada buona, anche se non è stato semplice».

Lei ha avuto la forza di denunciare. Non crede però che tante volte la paura, e la sfiducia nella giustizia, possa portare le persone a non farlo? «Certamente. Ma proprio per questo, voglio dire a tutti che questi gesti intollerabili, devastanti per le vittime, vanno denunciati. Bisogna trovare il coraggio e credere nelle istituzioni».

Tutta questa vicenda, può insegnare qualcosa ai tre ragazzetti finiti in comunità e ai tanti coetanei di suo figlio? «Per i primi, credo proprio di no, anche se spero di sbagliarmi. Per i tanti giovani, invece, mi auguro di sì. Sa la cosa più brutta di queste azioni qual è?».

Prego... «Che il branco se la prende sempre con le persone indifese, le più deboli, togliendone respiro e forza. Io ho due figli: prima era stato preso di mira il 12enne, poi il fratello di 13 è intervenuto in suo aiuto e per questo è stato messo nel mirino».

Bulli o vera e propria banda? «Criminali, non bulli. Qui parliamo di reati come violenza privata, estorsione, rapina. Dietro a questi tre, c’è una vera e propria organizzazione. Una volta io mi sono trovato circondato da 20 ragazzini. Tecnica e tattica del branco».

Suo figlio ora può tornare ad uscire da solo? «Oggi (ieri, ndr), dopo un mese costretto a stare in casa o a farsi sempre accompagnare ovunque, si è avvicinato dicendomi: ‘‘Papà, vado da solo al luna park, non preoccuparti...’’. Mi sono quasi commosso, ho visto nel suo sguardo quello di una persona più matura e forte rispetto ai suoi 13 anni».

L’incubo, ora, è davvero finito? «Lo spero, anche se non bisogna mai abbassare la guardia. Tenere sempre gli occhi aperti e...».

E? «Non mi stancherò mai di dirlo: denunciare questi orribili soprusi. Le forze dell’ordine faranno il resto».