FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Buttiglione protagonista al FeFant: "L’Europa, primo atto di fantasia"

Il politico e saggista oggi in Camera di Commercio: "Occorre creare ex novo un sentimento comune"

Rocco Buttiglione è protagonista. del FeFant, realizzato dalla fondazione Zanotti, sostenuto dall’amministrazione, patrocinato dall’Università, che ha come media partner il nostro giornale

Rocco Buttiglione è protagonista. del FeFant, realizzato dalla fondazione Zanotti, sostenuto dall’amministrazione, patrocinato dall’Università, che ha come media partner il nostro giornale

Per pensare l’Europa ci vuole fantasia. Non poteva che cominciare così, il festival della Fantasia di cui l’iniziativa di questa sera in Camera di Commercio alle 18.30 è l’anteprima. Con un ospite d’eccezione, il politico e saggista Rocco Buttiglione, ormai ‘testimonial’ del FeFant (realizzato dalla fondazione Zanotti, sostenuto dall’amministrazione, patrocinato dall’Università, che ha come media partner il nostro giornale).

Buttiglione, cos’è la fantasia? "Ce ne sono di tante forme. Senz’altro la prima che occorre è l’antidoto all’inibizione che ci ha indotti a perdere il contatto con la realtà".

Qual è la correlazione con l’Europa? "Il primo atto di fantasia, di coscienza collettiva, è quello di immaginare un popolo europeo inserito negli Stati Uniti d’Europa".

In questo momento l’Ue è attraversata da altri dibattiti. Primo fra tutti quello sulla Difesa comune. "Il problema è l’approccio ai temi, non il tema in sé. Bisogna spendere 800 miliardi? La strada più giusta è quella del debito europeo. I 26 eserciti? Ne basterebbe uno solo. Ma servirebbe una guida, prima di tutto politico, a cui questo esercito dovrebbe rispondere. Ma, prima di tutto – ribadisco – occorre un popolo europeo".

Se è vero che Roma non è stata costruita in un giorno, non si può costruire un sentimento di popolo europeo in una legislatura. Come fare? "Ispirandosi, ad esempio, ai concetti espressi da papa Giovanni Paolo II nel 1979 in Polonia. Quando quello stato si scoprì nazione. In quel contesto il pontefice disse che non si poteva capire la storia della Polonia senza conoscere la storia di Cristo. Il popolo polacco si ritrovò, improvvisamente, unito nel nome del battesimo. Affrancato e libero dal giogo dell’Unione Sovietica".

Dieci anni dopo cadde il muro di Berlino e la storia cambiò. "Furono dieci anni di sangue, di sacrifici, di ideali. Però prevalsero: la lotta disarmata disarcionò il regime e sprigionò le energie migliori. Adesso mi sembra che l’Europa sia dormiente".

In questo contesto che lei descrive, in cui uno dei due pilastri dell’Occidente – l’Ue, appunto – è in difficoltà, come si inserisce il non facile rapporto con gli Stati Uniti? "Per trent’anni abbiamo avuto un sistema fondamentalmente monopolare, adesso questo modello non esiste più. Ci dobbiamo orientare verso una realtà sempre più multipolare. Sia gli indicatori economici che demografici indicano che questo sarà il futuro. Quando ero giovane io sarebbe stato impensabile l’attuale ‘peso’ che la Cina ha in termini di Pil e in termini demografici. Così come l’India".

Resta, però, il problema di come collocare l’Europa in uno scenario globale estremamente mutevole e con focolai ovunque: dal Medio Oriente all’Indo-Pacifico, passando per l’Ucraina e il Pakistan. "L’Europa è un po’ come l’Italia del Rinascimento. È il continente destinato a essere largamente colpito da questi sconquassamenti globali. Ed è per questo che ritengo sia utile ritrovare o costruire ex novo un autentico sentimento di popolo europeo, con una nuova classe dirigente abituata alla complessità. Ma l’unità non deve essere declinata solo in nome degli interessi economici che legano l’insieme degli stati. Qualcosa di più profondo, che ha a che fare con la nostra identità".

Si riferisce alle radici giudaico-cristiane? "Sì, ma non solo. Anche alla grande eredità greco-latina, all’eredità dell’Illuminismo. Questo deve essere il centro del popolo europeo".

Il Conclave ha eletto papa Leone XIV. Il primo pontefice americano nella storia. "È la fantasia dello Spirito Santo. La Chiesa ha eletto un cittadino americano, che però ha avuto un’esperienza missionaria importante. Un uomo che ha forgiato se stesso con i latino-americani. Proprio nel momento in cui l’America attraversa un periodo complesso per l’integrazione degli ispanici. E Leone XIV potrà aiutare questo processo di integrazione, gettando le basi per l’identità americana che sta costruendosi. Cogliendo i frutti dell’eredità di papa Francesco".