Cadavere nel Po, l'uomo che l'ha trovato: "Rivivo l'incubo di 25 anni fa"

Il tecnico dell’Aipo che ha visto il borsone tra i sassi del fiume: "Negli anni ’90 trovai il corpo di un uomo giustiziato"

Davide Martini, l'uomo che ha trovato il cadavere nel Po

Davide Martini, l'uomo che ha trovato il cadavere nel Po

Ferrara, 14 aprile 2022 - Davide Martini, 56 anni, abita con la famiglia a Pilastri (frazione di Bondeno). In questi giorni lo fermano per strada, in piazza. Per chiedergli cosa ha visto quella mattina, che cosa ha provato. Martini lavora da una vita all’Aipo (agenzia interregionale per il fiume Po) ed è stato lui alle 11,15 di lunedì 4 aprile a trovare lungo la sponda del Po, al confine tra Emilia Romagna e Veneto, la sacca con il cadavere del mistero, una donna decapitata e con le mani tagliate e un vestiuto colorato (qui le foto dei vestiti che indossava).

La vestaglia trovata nel sacco
La vestaglia trovata nel sacco

Massacrata anche dopo la morte per cercare di nascondere la sua identità, per impedire agli investigatori di dare un nome a quel corpo, tassello di un’indagine che punta a trovare i colpevoli.

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Non è la prima volta che Martini si imbatte nell’orrore che il grande fiume restituisce. Una ventina di anni fa lavorava ad una draga a Felonica (provincia di Mantova). Una mattina trovò, impigliato tra i cavi, il corpo di un uomo che era stato giustiziato. Aveva i piedi legati, due colpi di pistola nel ventre. Uno alla testa. "Faccio questo lavoro da 30 anni – racconta il tecnico dell’Aipo –. Quando c’è la siccità e il fiume si ritira trovi di tutto, residuati bellici, proiettili di mortaio. Lunedì 4 aprile ero a bordo del motoscafo con il mio collega Francesco Malagò. Avevamo già fatto il nostro giro di controllo quando abbiamo visto che c’erano alcuni sassi che potevano essere un ostacolo per la navigazione. Così abbiamo accostato alla riva. Tra i sassi c’era quel borsone. La sacca era lunga 60 centimetri, alta 40. Ci siamo avvicinati, si vedevano brandelli di vestiti di colore blu e nero. Il borsone era rotto in un punto e da lì affiorava un lembo di pelle. Alcuni vestiti avevano quelle che sembravano delle paillettes, da lì l’ipotesi che poi è stata confermata che si trattasse di una donna. Quando ci siamo resi conto di ciò che si trovava nella sacca ci siamo subito allontanati e abbiamo chiamato i carabinieri".

La donna era stata uccisa a coltellate, come poi emergerà dalle indagini. Ma il suo nome rimane avvolto nel mistero. "Spero – aggiunge il tecnico dell’Aipo – che riescano a darle un nome, perché così qualcuno possa piangerla". Tutte le ipotesi che portavano a casi di persone scomparse sono fino a questo momento crollate, a partire da quella che si trattasse del corpo di Isabella Noventa, 55 anni uccisa il 15 gennaio 2016 a Noventa Padovana (Padova).

Martini va con la memoria al passato. Ricorda. "Erano gli anni Novanta. So che allora sono venuti i carabinieri di Felonica con i vigili del fuoco e solo in un secondo momento sono uscite delle notizie che il corpo era di un barista pavese ucciso e fatto sparire in agosto. Noi lo abbiamo trovato in aprile, in più di sette mesi aveva percorso un bel tratto di fiume. Come può essere successo anche in questo caso. Si trattava di un regolamento di conti per questioni legate alla droga, questo si diceva allora".