Calamai "Le mie idee per rilanciare Cona Ora rivedremo anche il Piano Pandemico"

Il neo commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria e direttrice generale Ausl sul percorso di unificazione "Il forte impatto del virus ha rallentato tutti i processi ma partiamo da un percorso già strutturato che ha fatto passi in avanti"

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di Cristiano Bendin

La sua nomina a commissario straordinario, conservando quella di direttore generale Ausl, prelude a una accelerazione dell’unificazione tra le due aziende: come mai questo ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia? Cosa non ha funzionato?

"Il progetto di unificazione portato in Conferenza territoriale sociale e sanitaria ed approvato il 22 luglio dello scorso anno – risponde Monica Calamai, da poche ore nominata commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara (mantenendo l’attuale incarico di direttore generale dell’Ausl) – prevedeva il completamento del processo entro un anno. In realtà non c’è nulla che ‘non ha funzionato’, come dimostra quest’ultimo atto della Giunta regionale, ma sicuramente ha pesato la complessità che la sanità nazionale ha dovuto affrontare a causa del forte impatto della pandemia, che ha rallentato tutti i processi. In realtà partiamo da un percorso strutturato e che ha visto negli ultimi due anni ulteriori passi avanti verso l’unificazione".

Una domanda da “uomo qualunque”: dal 2020, annus horribilis del Covid, si parla di milioni di euro alla sanità per risolvere i problemi che la pandemia ha drammaticamente rivelato ma, dopo due anni, siamo ancora con ospedali pieni, carenza di personale e code al pronto soccorso. Qualcosa non torna...

"La pandemia certamente non ha semplificato le criticità che già emergevano nel Sistema sanitario nazionale. Esempi significativi, la carenza di medici e di personale delle professioni sanitarie, piuttosto che un finanziamento del Sistema sanitario non sufficiente a coprire i fabbisogni e le necessità della popolazione. Questo periodo storico ha inoltre esasperato la problematica dei tempi d’attesa, tema rispetto al quale la nostra Regione ha tracciato linee ben chiare per colmare il vulnus esistente. I forti investimenti previsti in sanità grazie al PNRR, per quanto rilevanti e straordinari, riguardano la pianificazione di investimenti strutturali e sono all’interno di una progettualità sanitaria più articolata che necessita di riforme e di una rivisitazione in positivo del finanziamento del sistema, oltre che di una pianificazione più articolata dei percorsi formativi del personale sanitario".

Dal PNRR a Ferrara dovrebbero arrivare molti soldi!

"Esatto. Il territorio di Ferrara grazie al PNRR avrà a disposizione oltre 40 milioni di euro. Per l’Azienda Ospedaliera Universitaria le risorse ammontano a 9.640.702,07 euro, tutti destinati all’aggiornamento tecnologico e digitale: digitalizzazione del Dea di primo e secondo livello (5.626.023,58 euro), sostituzione di macchinari esistenti e l’acquisizione di nuovi (per esempio angiografi vascolari e neurologici, esempio mammografo con tomosintesi, ecotomografo ginecologico 3D) per 4.014.678,49 euro. Per l’Ausl ci sono 32.848.483,02 di euro".

I sindacati chiedono un piano di assunzioni, lo scorrimento delle graduatorie in ospedale, e l’assunzione di operatori per la riapertura dei centri vaccinali. In più minacciano uno sciopero: cosa risponde loro? Ci sono margini di trattativa?

"Il confronto con i sindacati rappresenta uno degli strumenti sostanziali del ruolo della Direzione Strategica, ed ovviamente all’interno di questo confronto, in una relazione di ascolto esistono margini di trattativa. Da parte della Direzione vi sono sicuramente disponibilità e impegno ad analizzare la situazione e a rimodulare, laddove necessario, la pianificazione delle assunzioni nelle tempistiche e nei numeri. Per quanto riguarda nello specifico il Piano vaccinale covid, il modello organizzativo attuale dopo la chiusura degli hub prevede (come da indicazioni nazionali), una rete di punti vaccinali diffusa sul territorio che si modella sulla base della popolazione target da vaccinare e che ha già visto nuove assunzioni di personale".

Tra le emergenze che dovrà affrontare c’è quella legata al Pronto soccorso di Cona: come intende intervenire per risolvere il problema delle code, dei tempi d’attesa e delle carenze di personale?

"La problematica del Pronto soccorso di Cona richiede un’analisi attenta e approfondita del contesto attuale, così da poter prospettare possibili soluzioni organizzative che necessariamente dovranno essere condivise con gli operatori del Pronto soccorso stesso, dell’ospedale e dell’intera rete provinciale. All’interno dell’analisi complessiva sul personale, le carenze che emergono andranno colmate. Va sottolineato però che in modo diffuso sul territorio nazionale e regionale, selezioni per personale di medicina e chirurgia d’urgenza ed equipollenti, non soddisfano mai il reale fabbisogno e di conseguenza le strutture rimangono in difficoltà. Ripensare a nuovi modelli organizzativi resta perciò vitale per dare risposte ai cittadini e migliorare le condizioni di lavoro degli operatori".

Quali altre priorità ha individuato per rendere più efficiente e moderno il più grande ospedale della provincia?

"La conoscenza approfondita dell’ospedale è essenziale per poter elaborare e rilanciare una progettualità sanitaria che dia giusta collocazione e valorizzazione al più grande ospedale della provincia. All’interno di un progetto sanitario di rilancio, non possono mancare: l’innovazione e quindi la presenza di un adeguato parco tecnologico; la ricerca, che è elemento essenziale per dare visione e progresso alla sanità; l’individuazione di aree specifiche da rinforzare o strutturare; l’investimento sui professionisti".

Cosa intende fare, o quali migliorie intende attuare, per affrontare al meglio, risolvendo le criticità evidenziate in questi due anni, l’autunno pandemico che ci aspetta?

"Credo che il percorso di unificazione possa creare ulteriori sinergie tra la rete degli ospedali e la rete territoriale, con un miglioramento dei percorsi per il paziente. Sarà quindi importante, alla luce dell’unificazione, rivedere il Piano Pandemico per un ulteriore passo in avanti: non più somma di due piani, ma un unico piano organico. L’autunno vedrà anche un’importante, ulteriore campagna vaccinale".

Le è stata attribuita una frase “il futuro del territorio non è più nei medici di base ma negli infermieri di famiglia”. Eppure i medici di base hanno fornito un grande contributo, durante la pandemia, in termini di presa in carico e gestione dei pazienti e di vaccinazioni. Ci può spiegare il suo punto di vista su questo?

"La frase attribuita non corrisponde al vero. Il territorio vede nei Medici di medicina generale una figura centrale per i percorsi assistenziali della popolazione di riferimento. Il periodo che si prospetta, grazie anche al Decreto Ministeriale 77 che struttura i requisiti e gli standard della sanità territoriale, è determinante e di grande svolta. Entro il 2026 dovremo avere un Territorio strutturato sia in termini di presidi a disposizione dei cittadini e degli operatori che vi lavorano, sia in termini di presenze professionali. L’Infermiere di famiglia e di comunità non è alternativo al medico, il suo ruolo è definito in modo chiaro nel Decreto ministeriale 77: rappresenta una figura non in contraddizione ma in sinergia e coordinamento con la medicina generale".

Nel suo nuovo ruolo unico, come pensa di migliorare i rapporti tra il territorio e il mondo ospedaliero-universitario?

"Come dicevamo all’inizio, il processo di unificazione parte da basi che hanno già visto percorsi di integrazione con servizi comuni e dipartimenti ospedalieri interaziendali. Questo percorso vedrà ulteriori step di integrazione per quei servizi non ancora unificati al fine di accelerare il percorso di unificazione. Per quanto concerne la componente clinica è evidente che una regia unica può semplificare la relazione tra la rete degli ospedali ma anche la semplificazione dei percorsi che vedono il passaggio da ospedale a territorio. Si tratta di un importante lavoro che dovrà vedere la partecipazione e l’impegno di tutti".