Caldo record, riorganizzare gli orari di lavoro

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Pierfrancesco

Giannangeli

La foto ha fatto il giro del mondo pochi giorni fa. In una Londra che 41 gradi non aveva mai sperimentato, manco da lontano, cosa fossero, una guardia della regina a momenti soccombe alla disidratazione. Bardato di tutto punto, e soprattutto con quel cappellone ricoperto di pelle d’orso - il famoso copricapo di questo corpo leggendario - cacciato in testa, il poveretto stava, umanamente, per schiantarsi dal caldo. La foto ritrae il momento del suo salvataggio, grazie al pronto intervento di un poliziotto che gli avvicina un bicchiere alla bocca per dissetarlo. Parlandone in uno dei suoi "Caffè" sul Corriere della Sera, Massimo Gramellini ha introdotto un punto sul quale sarà necessario cominciare una seria e urgente riflessione, se non è già troppo tardi. Siccome a breve non si può intervenire sulle cause del riscaldamento globale - la cosa è ormai sfuggita di mano, il Protocollo di Kyoto si perde nelle nebbie, e ammesso che lo si voglia fare, qualsiasi provvedimento ci metterà un tempo lungo per produrre i suoi effetti -, è però assolutamente necessario concentrarsi sugli effetti del caldo fuori controllo, e di qualsiasi altro evento estremo causato da un clima impazzito. Sempre che le previsioni siano azzeccate, gli esperti dicono che questa sarà l’estate più fresca dei prossimi trent’anni: allora è meglio attrezzarsi, a cominciare da quello che si può fare senza tante chiacchiere. Come, per esempio, la riorganizzazione degli orari negli uffici e nelle attività commerciali, che sarebbe auspicabile tenessero conto che in certe ore del giorno non è possibile sfidare il sole. Il secondo intervento immediato è quello sui luoghi di lavoro, per renderli vivibili in base alle mutate esigenze, che non sono una fantasia, bensì una realtà che sperimentiamo, letteralmente, sulla pelle. Chi ha un ruolo di responsabilità è pagato anche per questo: per guardare in su e accorgersi che il tempo è cambiato.