FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Campo nomadi, la sentenza ‘Ruspa show’, Lodi condannato: "Ho difeso la città, rifarei tutto"

Sette mesi all’ex vicesindaco per usurpazione di funzioni e gestione illecita di rifiuti "Pago per aver messo fine a uno scandalo". Assolto l’imprenditore che fornì il mezzo.

Sette mesi all’ex vicesindaco per usurpazione di funzioni e gestione illecita di rifiuti "Pago per aver messo fine a uno scandalo". Assolto l’imprenditore che fornì il mezzo.

Sette mesi all’ex vicesindaco per usurpazione di funzioni e gestione illecita di rifiuti "Pago per aver messo fine a uno scandalo". Assolto l’imprenditore che fornì il mezzo.

La demolizione delle casette ormai vuote doveva essere la conclusione della lunga e complessa operazione di sgombero del campo nomadi di via delle Bonifiche. Una sorta di ciliegina sulla torta – almeno dal punto di vista politico e dell’immagine – per Nicola Lodi, allora vicesindaco insediato da pochi mesi. Invece, a quasi sei anni dal 2 ottobre 2019, quello che le cronache hanno ribattezzato ‘ruspa show’ si è trasformato in una condanna in un’aula di giustizia. Sette mesi di reclusione per l’ex amministratore, finito a processo per i reati di usurpazione di pubbliche funzioni e gestione di rifiuti non autorizzata (prosciolto per intervenuta prescrizione, invece, per quanto riguarda l’ultimo capo di imputazione, quello relativo alla violazione delle norme di sicurezza sui cantieri). Assoluzione perché il fatto non sussiste per il coimputato Marco Sortini, titolare dell’impresa che mise a disposizione la ruspa sulla quale Lodi salì per dare simbolicamente il via alle operazioni di abbattimento.

L’udienza. Il processo di primo grado per il ‘ruspa show’ si è concluso poco dopo le 11 di ieri con la lettura del dispositivo da parte del giudice Anna Maria Totaro: condanna per Lodi, assoluzione per Sortini. Una decisione che accoglie soltanto in parte le istanze formulate dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino, il quale aveva chiesto la condanna per entrambi, un anno di reclusione per Lodi e cinque mesi di arresto con la condizionale per Sortini (che rispondeva solo della parte relativa ai rifiuti). In estrema sintesi, secondo l’impianto accusatorio quel giorno di ottobre l’allora numero due della giunta avrebbe organizzato la demolizione delle casette di propria iniziativa, esercitando funzioni che non gli competevano e ‘bypassando’ gli uffici comunali per poi, in concorso con l’imprenditore, consentire che sul posto rimanessero depositati i rifiuti generati dall’intervento. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere novanta giorni. Nel frattempo, il verdetto ha dato il via ai primi commenti, sia da parte dei diretti interessati che dal fronte più ampio della politica. Poche parole al termine dell’udienza dal difensore di Sortini, l’avvocato Maria Spina. "Abbiamo ottenuto il risultato che volevamo" dichiara uscendo dall’aula.

Le reazioni. Lodi, assistito dall’avvocato Carlo Bergamasco, si prende qualche ora di riflessione prima di lasciarsi andare a una analisi della sentenza. "Condannano me, ma il vero scandalo era il campo nomadi – afferma –. Oggi mi condannano per dei rifiuti, e per aver fatto quello che altri non hanno mai avuto il coraggio di fare: mettere fine a una vergogna che Ferrara si portava dietro da anni. Dietro questa accusa c’è molto di più: c’è l’ennesimo esposto nato per screditare un’azione che ha invece rappresentato un punto di svolta per Ferrara. Un attacco politico, mascherato da questione ambientale e burocratica, per colpire un intervento che ha finalmente cancellato uno dei più gravi scandali ereditati dal passato, il campo nomadi di via delle Bonifiche". Chi c’era quel giorno, prosegue l’ex amministratore, "sa benissimo che ho agito per proteggere i cittadini, non per violare leggi. Quello che i più chiamano ‘ruspa show’ lo rifarei domani mattina. E se per aver tolto una bomba sociale dal cuore della città oggi vengo condannato, allora significa che questo Paese punisce chi agisce e premia chi resta a guardare. Non ho firmato appalti, non ho assunto incarichi tecnici: ho agito da amministratore, coordinando un’operazione chiara e necessaria. È stato un atto politico, non un abuso". Poi la chiusa. "Sì, sono colpevole – scandisce –. Colpevole di avere messo la faccia dove tanti altri si nascondevano. La sentenza la rispetto, ma non la condivido. Farò appello".

Il partito. Dalla parte di Lodi si schiera anche il gruppo della Lega che, esprimendo solidarietà, ricorda come l’ex vicesindaco abbia "agito per ripristinare legalità, sicurezza e dignità. Si colpisce chi ha avuto il coraggio di intervenire. Siamo certi che in appello verrà ristabilita la verità".