"Le stesse aziende agricole che sono state allagate durante l’alluvione dl 2023 hanno subito danni o comunque hanno rischiato di finire sott’acqua anche durante l’ondata di maltempo del 17, 18 e 19 settembre", un pesante atto d’accusa quello del direttore di Confagricoltura Paolo Cavalcoli che traccia un quadro di quello che è successo, per la seconda volta.
"Sono stati allagati alcuni campi di soia e di bietole, l’acqua se n’è andata da pochi giorni, i nostri agricoltori non sanno quindi a quanto ammonta l’entità del danno – precisa –, ma non credo di sbagliare se dico che si sono giocati tutto il raccolto". Ancora. "L’acqua ha lambito anche un agriturismo, quello del nostro associato, Emanuele Tognetti. L’ondata è arrivata a toccare i muri della struttura, solo per colpo di fortuna l’acqua non è entrata. L’agriturismo è comunque rimasto chiuso per giorni". L’agricoltore, 36 anni, ha comunque dovuto lasciare la zona, nella paura che saliva in quelle ore che sono sembrate eterne agli abitanti di Campotto. "Si sono allagati decine di ettari di soia – ribadisce Cavalcoli –. Non è possibile che ad ogni pioggia quell’area finisca sott’acqua, parliamo di un migliaio di ettari, di imprese che possiamo definire sfinite. Quegli agricoltori non ce la fanno più, tornano, riparano il danno fino alla prossima pioggia. Non è possibile portare avanti un’azienda agricola in queste condizioni. Alcuni di questi imprenditori hanno manifestato la loro volontà di chiudere, di vendere la terra e magari di andare da un’altra parte. Ma come fai a vendere la campagna in quella zona, nessuno compererà mai. Campotto sembra destinato a finire allagato". Il direttore di Confagricoltura mette sul tavolo quelle che secondo lui sono le cause che hanno determinato questa situazione. "E’ mancata la manutenzione degli argini e dei fondali – afferma –, fino a 20 anni fa venivano puliti i letti dei fiumi, si portava via la ghiaia, in questo modo le condizioni di sicurezza idraulica erano certo maggiori. Adesso non si fa più, si ha paura degli ambientalisti, non si tocca nemmeno un filo d’erba. E in questo quadro a pagare sono ancora una volta gli agricoltori, con i terreni che magari vengono usati come valvole di sfogo quando avanza l’acqua. E senza avere risarcimenti. Parliamo di aziende, di persone che lavorano, che hanno diritto a ristori se sacrificano la loro terra".