Ferrara, la difesa dell’ufficiale: "Mai negato le cure all’arrestato"

Il maggiore dei carabinieri denunciato dalla Cgil replica tramite i suoi avvocati: "Gogna mediatica. Tutto svolto nel rispetto della legge"

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Ferrara, 30 dicembre 2019 - Il maggiore Giorgio Feola, comandante della compagnia carabinieri di Copparo, oggetto di una denuncia da parte della Cgil che lo accusa di aver impedito le cure mediche per un arrestato si difende respingendo ogni addebito e dando la propria versione dell’accaduto. Lo fa attraverso una lunga nota dei suoi avvocati, Carolina D’Agostino e Denis Lovison. "Respingiamo ogni forma di accusa rivolta al maggiore Giorgio Feola – spiegano – che, apprezzato dalla popolazione locale per il suo lodevole impegno e i risultati conseguiti, farà valere i propri diritti nelle forme previste e nelle sedi opportune".

Il maggiore Feola, proseguono, "e tutti i militari della Compagnia di Copparo coinvolti nella vicenda non hanno mai usato alcuna forma di violenza verso l’arrestato, né lo hanno privato delle cure mediche, né hanno interrotto il servizio del 118, né hanno abusato, in qualsiasi modo, della loro funzione e autorità. Tutto è avvenuto nel pieno rispetto della legge e dei regolamenti, come sarà provato nelle sedi opportune".

E ancora. "Confidiamo nelle verifiche che il comando generale dell’Arma dei carabinieri svolgerà – aggiungono –, nonché nelle indagini della procura, al fine di fare chiarezza su un episodio così pubblicizzato in un periodo elettorale, a scapito dell’onorabilità, della dignità e del decoro di una persona , di un ufficiale dell’Arma che ha sempre servito e continua a servire fedelmente lo Stato, sacrificando la sua vita per l’istituzione, a difesa dei cittadini intesi nell’accezione più ampia del termine". I legali di Feola attaccano poi la Cgil che, a loro dire, " dovrebbe tutelare i lavoratori " e non diffondere "informazioni relative a un procedimento penale (se esistente) ancora in fase di indagini preliminari, rendendo pubbliche circostanze e fatti oggetto di indagini non verificati, addirittura prima che il nostro assistito abbia ricevuto comunicazioni dalla procura o dall’Arma". Gli avvocati dell’ufficiale chiudono con una domanda. "Perché sottoporre il maggiore a questa gogna mediatica, informando addirittura i superiori e richiedendo loro provvedimenti prima ancora che un giudice abbia sentenziato sulla sua colpevolezza o meno?".