Carbonizzati in auto a Rero, dalle autopsie spuntano tracce di colpi di arma da fuoco

Gli esami radiologici avrebbero rivelato anche una frattura al femore di uno dei due cugini. Si indaga sui loro spostamenti

I carabinieri analizzano la carcassa della macchina dei cugini Benazzi

I carabinieri analizzano la carcassa della macchina dei cugini Benazzi

Ferrara, 6 marzo 2021 - I corpi di Riccardo e Dario Benazzi – i cugini trovati carbonizzati domenica sera a Rero – hanno ‘parlato’. Gli esami radiologici effettuati sulle salme, pur non rilevando la presenza di proiettili, averebbero lasciato trapelare tracce ritenute compatibili con colpi di arma da fuoco. Forse addirittura di fucile. Si tratta di elementi importanti per gli investigatori, che ormai da giorni hanno messo in secondo piano la pista del doppio suicidio, puntando sempre più verso la tesi del duplice omicidio. Un’ipotesi che ora, stando alle prime risultanze, vanterebbe qualche elemento in più.

AGGIORNAMENTO Morti carbonizzati in auto a Rero: gambizzati e finiti con un fucile

Gli accertamenti tecnici sui resti dei due cugini, 64 e 70 anni, sono iniziati mercoledì pomeriggio con il conferimento dell’incarico da parte del pubblico ministero Lisa Busato. Il consulente incaricato (il medico legale Raffaella Marino) ha eseguito prima di tutto una Tac sui corpi alla ricerca di segni di azioni violente e di eventuali proiettili. La pallottole, si diceva, non sono emerse. È stato però possibile riscontrare tracce forse compatibili con le conseguenze di uno sparo. Dettagli che ora dovranno trovare conferma dagli esiti dell’autopsia vera e propria. Ma non è tutto. Il corpo di Dario ha rivelato anche la frattura di un femore. Su questo aspetto, però, occorre fare un po’ più di chiarezza. Bisogna infatti stabilire se sia stata la conseguenza di un’azione violenta o se invece sia legata all’espansione, causata dal calore, di una placca ortopedica di metallo che il 70enne aveva impiantata nell’anca.

Morti carbonizzati in auto. L'ombra del killer

Parallelamente agli accertamenti medico legali, continuano le indagini sul campo. Sono ancora molti, infatti, i tasselli mettere insieme per completare il puzzle dell’orrore di Rero. Per farlo, i carabinieri stanno lavorando su più fronti. Primo, quello della ricostruzione dei movimenti dei due cugini, usciti domenica mattina e mai più rientrati. I militari stanno lavorando sulle immagini delle telecamere di sorveglianza puntate sulle strade. La speranza è che qualche ‘occhio elettronico’ abbia ripreso la Polo sulla quale viaggiavano i Benazzi. Finora però, il ‘Targa system’ non avrebbe rilevato passaggi della loro auto. Il secondo fronte è quello della ricerca di testimoni. Gli uomini dell’Arma stanno sentendo una serie di persone per ricostruire abitudini e contatti delle vittime, oltre a cercare qualcuno che possa avere visto movimenti strani sul luogo del ritrovamento. Un luogo che ha un valore simbolico per Riccardo. Si tratta infatti del campo scelto per la realizzazione di un impianto eolico innovativo. Un progetto del quale il 64enne era stato uno degli ideatori, salvo poi essere estromesso dalla società. Su quell’area, nella zona di via San Giuliano, i carabinieri hanno lavorato a lungo. A circa ottocento metri dal punto in cui è stata incendiata l’auto con i cugini adagiati sui sedili posteriori, i militari hanno rinvenuto alcuni indizi. Si tratta di due macchie di sangue e di alcune borre di cartuccia da caccia (la parte della munizione fra la carica esplosiva e la pallottola). Ora si tratta di chiarire due aspetti: primo, se il sangue sia umano o animale. Secondo, se le parti di cartuccia siano collegabili al fatto o se invece siano i resti del passaggio di cacciatori.

Intanto, in procura è stato aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti. I familiari delle vittime hanno deciso di affidarsi a due legali. La figlia di Riccardo Benazzi ha nominato l’avvocato Massimiliano Sitta mentre le figlie e la nipote di Dario hanno scelto l’avvocato Denis Lovison. "Siamo fiduciosi per quella che sarà l’attività di indagine di procura e carabinieri – si è limitato a commentare Lovison –. Conosco le capacità degli investigatori dell’Arma e confido nell’operato della pm Busato, attenta e preparata. È importante individuare i responsabili dell’agguato che ha tolto la vita a Dario, lì soltanto per accompagnare il cugino a cui era molto legato. Siamo pronti a fornire ogni elemento utile agli investigatori perché questa famiglia merita di sapere la verità e vedere assicurati alla giustizia i responsabili dell’accaduto".