"Carcere, aggressioni continue Un freno prima che sia troppo tardi"

La denuncia dei sindacati dopo l’ennesimo episodio che ha coinvolto un agente finito in ospedale. Sos al governo: "Serve più personale e punizioni rapide per evitare che queste violenze si ripetano"

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di Mario Bovenzi

"Ormai le aggressioni agli agenti carcerari sono all’ordine del giorno, una situazione al limite alimentata dal senso di impunità dei detenuti", un grido d’allarme che racconta un’emergenza, quella che si vive dietro le sbarre del carcere di via Arginone. Una voce che ha il suono di una testimonianza diretta è quella di Giovanni Rapposelli, delegato regionale dell’Asppe, che parla di carenze d’organico, di tensioni che si respirano nei ’bracci’ della struttura penitenziaria. Una voce che arriva all’indomani dell’ultima aggressione. Sono gli stessi sindacati, in un testo dai toni molto decisi, a raccontare cosa è successo. L’ennesima denuncia. Esemplificativo quello che si può definire il titolo del testo: la violenza continua. Poi quello che è avvenuto. "Nel primo pomeriggio di venerdì, un detenuto nordafricano avrebbe tentato di sottrarre con violenza le chiavi del reparto detentivo e solo grazie alla prontezza ed alla professionalità dell’agente, si è evitato un tragico epilogo. Tuttavia il malcapitato poliziotto avrebbe riportato dei traumi alla mano e al piede. Sembra che il detenuto si sarebbe reso protagonista di numerosi episodi spiacevoli per il personale in divisa, spesso vittime di ingiurie e minacce. L’agente è stato curato al pronto soccorso, prognosi di 5 giorni". In calce al documento le sigle che l’hanno sottoscritto, le segreterie provinciali di Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Uspp, Fns Cisl, Cgil Fp, Cnpp e Asppe.

Che cosa sta succedendo all’Arginone?

"Siamo in pochi – comincia Rapposelli –, siamo in 160 quando dovremmo essere 212. Si è detto che arriveranno nuove unità, ma alla fine non sarà così"

Come mai?

"C’è uno squilibrio. E’ chiaro che in un carcere il personale femminile non può intervenire dove si trovano i detenuti uomini. Tradotto, il personale maschile è sotto di 40 unità, quello femminile ha due unità in più rispetto alla dotazione prevista"

In che condizioni lavorate ogni giorno?

"La situazione è delicatissima, questo il clima. Si è creata una sensazione di impunità tra la popolazione carceraria che molto spesso ricorre a metodi violenti. La carenza di personale non aiuta a venir fuori da uno dei periodi più bui vissuti nell’istituto di Ferrara. Sarebbe necessario l’invio di unità del ruolo maschile, che in realtà verranno assegnate solo in sostituzione di trasferimenti e pensionati".

Cosa farete?

"Le violenza vanno arginate. Serve un cambio di rotta, chiesto, in primis, dal personale, finora abbandonato"

Insomma, grande preoccupazione

"Ogni giorno facciamo la conta delle aggressioni e degli infortunati".