Cardiologia, i numeri dell’eccellenza "Così vinciamo i problemi del cuore"

Viaggio nel laboratorio di Elettrofisiologia: in un anno impiantati 502 tra pacemaker e Icd. "Strumenti-paracadute"

Cardiologia, i numeri dell’eccellenza  "Così vinciamo i problemi del  cuore"

Cardiologia, i numeri dell’eccellenza "Così vinciamo i problemi del cuore"

di Nicola

Bianchi

Il grande obiettivo del futuro? "Individuare il gene che provoca l’arresto cardiaco per poter intervenire precocemente". Siamo agli albori, certo, i primi studi in vitro a livello internazionale vanno avanti, così la ricerca di terapie che potranno curare i deficit del Dna. E la Cardiologia di Cona non sta certo a guardare: "Negli anni – spiega il direttore Gabriele Guardigli – le tecniche interventive hanno fatto passi da gigante, ma non tutti gli scenari sono stati risolti e purtroppo la mortalità cardiovascolare resta molto elevata". In Italia ogni anno in media muoiono 60.000 persone per arresto cardiaco improvviso, in Emilia Romagna oltre 4.000, mentre la media ferrarese parla di 340 casi. Un ruolo fondamentale lo gioca la prevenzione con il laboratorio di Elettrofisiologia – una delle eccellenze regionali e non solo –, centro hub per la gestione delle aritmie cardiache.

DATI RECORD

Qualche numero: 450-500, tra pacemaker (Pm) e defibrillatori (Icd) impiantati in un anno, più altri 30 tra Pm leadless e Icd sottocutanei; 250-300 ablazioni e studi elettrofisiologici, una decina invece gli impianti interni di loop recorders, 48 i posizionamenti esterni. "Il nostro laboratorio di Elettrofisiologia – spiega il professor Matteo Bertini che lo dirige – è tra i più grandi e all’avanguardia a livello regionale, in ambito di impianti di Pm leadless e Icd sottocutanei uno dei primi ad eseguirli". Dal 2018 al 2022 gli impianti (Pm e Icd) sono passati da 397 a 502, mentre le ablazioni da 130 a 251, stabili le cardioversioni (da 77 a 79). "Solo durante gli anni del Covid – riprende – abbiamo avuto un rallentamento, tanti pazienti non venivano in ospedale. E molti, forse, sono deceduti a casa".

"IL PARACADUTE"

Due le tipologie di defibrillatori sui pazienti: l’Icd sopra il muscolo pettorale che può funzionare anche come pacemaker e che, tendenzialmente, viene impiantato su persone anziane ed è il più diffuso (90% dei casi). Poi il sottocutaneo (Sicd, esiste dal 2015), dove "la cassa è tra due muscoli, riconosce l’aritmia e dà lo choc". Il defibrillatore può essere messo in prevenzione primaria (70%), quando cioè il probabile evento viene scoperto in tempo. O in secondaria, qui l’arresto si è già manifestato. "L’impianto – sottolineano Guardigli e Bertini – diventa un fondamentale paracadute per il paziente. Abbiamo avuto casi anche di ragazzi di 13-14 anni che oggi, dopo l’intervento, stanno bene e fanno una vita normalissima". Da qui in poi entra in scena l’analisi genetica per capire il perché dell’arresto cardiaco e per tutelare i familiari del paziente. E nuovamente Cona torna ad essere protagonista con il primo ambulatorio in regione di Cardiogenetica aperto nel 2015, seguito poi da Bologna e Parma; oggi comunque il centro ferrarese (unico con genetista e cardiologo) resta di gran lunga quello con il maggior numero di utenti.

CRITICITÀ

Peccato però che nonostante numeri da record e balzi continui in avanti della sanità, il laboratorio di Elettrofisiologia resta sottodimensionato nell’organico: oltre a Bertini, conta tre dirigenti medici (Michele Malagù, Cristina Balla e Francesco Vitali) e un solo tecnico di cardiologia, Gloria Zuccari. Quest’ultima chiamata a seguire giornalmente oltre 1000 pazienti da remoto (con defibrillatori e pacemaker i quali, attraverso un device, trasferiscono quotidianamente dati e valori del cuore). E se il tecnico è malato o in ferie? Tocca, al termine dell’orario di lavoro, a uno dei quattro medici dell’èquipe. "Il monitoraggio da remoto – continua Bertini – è la tecnologia del futuro. Da casa il paziente ’trasferisce’ la situazione del cuore che, in questo modo, viene costantemente monitorato da noi. Sono poi possibili anche le televisite". Un salto tecnologico impensabile fino a pochi anni fa.

TALASSEMIA

Ferrara, infine, presenta storicamente una popolazione molto importante di talassemici, la più grande d’Europa con Cagliari. Grazie alle cure, l’incidenza di scompensi cardiaci si è ridotta. "Purtroppo – chiude Bertini – i pazienti vengono affetti da fibrillazione atriale che può raggiungere una prevalenza del 33%. Questo nel 2016 ha creato l’esigenza di istituire un ambulatorio aritmico (400 pazienti) dedicato ai talassemici".