Carife, centinaia di nuove parti civili

Il collegio ha sciolto la riserva sulle ammissioni. Ora inizia la fase dibattimentale

Pubblici ministeri, azzerati e avvocati nell’aula al centro il Quadrifoglio di Pontelagoscuro

Pubblici ministeri, azzerati e avvocati nell’aula al centro il Quadrifoglio di Pontelagoscuro

Ferrara, 17 luglio 2018 - Sono più di 2.200 i risparmiatori ammessi a incrociare le lame in tribunale con i vertici della vecchia Carife. Attraverso una lunga e articolata ordinanza (la cui sola lettura è durata quasi due ore) il giudice Vartan Giacomelli, presidente del collegio chiamato a esprimersi sull’aumento di capitale del 2011, ha sciolto la riserva sulla costituzione delle parti civili. Rispetto all’udienza preliminare, il numero delle persone che si ritengono danneggiate da quell’operazione (ritenuta da procura e guardia di finanza il preambolo al crollo della cassa estense) si è moltiplicato. Tanti i risparmiatori che si sono presentati ex novo così come molti hanno chiesto l’estensione della propria costituzione anche ad altri capi di imputazione, dai quali erano stati esclusi in precedenza o per i quali non avevano mai avanzato richiesta. All’inizio dell’udienza, il collegio ha fissato i criteri per prendere parte al processo contro i dodici imputati, analizzando capo di imputazione per capo di imputazione.

Per il primo capo, quello relativo al falso in prospetto, sono stati ammessi soltanto gli azionisti sottoscrittori dell’aumento di capitale. Il prospetto informativo, scrivono i giudici, avrebbe infatti dovuto «illustrare i rischi» relativi a quell’investimento. I risparmiatori estranei all’operazione non sarebbero quindi direttamente danneggiati da questo tipo di reato. Il secondo punto riguarda l’aggiotaggio. Su questo fronte, secondo il collegio, tutti i risparmiatori hanno il diritto di dare battaglia. La presunta diffusione di notizie false avrebbe infatti potuto indurre chiunque a «investire o a non disinvestire». Diverso il discorso per quello che riguarda la contestazione di ostacolo alla vigilanza. La peculiarità del reato ha spinto il tribunale ad ammettere come parti civili soltanto le autorità che si occupano del controllo dei mercati finanziari, cioè Consob e Bankitalia. Le conseguenze di quel reato sui risparmiatori, secondo la lettura dei giudici, sarebbero infatti solamente «indirette».

Per quanto riguarda la bancarotta il discorso è più articolato. Per questa fattispecie dovrebbe costituirsi parte civile il curatore fallimentare. Nel caso questo non avvenga (come avvenuto per Carife) si apre la strada ai creditori, cioè agli obbligazionisti. Si è però deciso di aprire anche agli azionisti, in quanto danneggiati dal cosiddetto ‘azzeramento’. L’ultima voce è quella relativa al presunto aumento fittizio di capitale di CariCesena e banca Valsabbina. Qui sono state estromesse tutte le parti civili in quanto questo reato non avrebbe comportato un danno diretto per Carife. Fissati i paletti, il tribunale si è espresso su ogni singola richiesta di costituzione. Alla fine della disamina sono state ammesse più di 2.200 posizioni. Tra le associazioni di consumatori, via libera anche al Movimento per la difesa del cittadino, inizialmente stoppato per ragioni tecniche. Superato il nodo parti civili, ora il processo per l’aumento di capitale può entrare nel vivo. La prossima udienza è fissata per il 23 luglio, in tribunale.