Caro bollette, gas e luce da 13mila euro: follia

Il racconto di Ennio Occhiali, titolare del ristorante Cusina e Butega: "Utenze triplicate, boom sulle materie prime. Fatturato? Calo del 30%"

Ennio Occhiali

Ennio Occhiali

Ferrara, 29 gennaio 2022 - Scartabella fra le bollette assestandosi nervosamente gli occhiali sul naso. Ripete e si ripete che "è una follia". Ennio Occhiali, titolare del ristorante Cusina e Butega è stato il destinatario di una busta sgradita: "Una bolletta di luce e gas da 13mila euro". Per un solo mese. Anche lui, al pari di tante imprese, combatte tutti i giorni contro una quotidianità costellata di incertezze.

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"Perché la pandemia continua a picchiare duro – spiega il ristoratore – e i costi delle forniture sono quasi triplicati". La prima batosta del 2022 arriva come epilogo di due anni d’inferno per la ristorazione. E, se il buongiorno si vede dal mattino, "sarà dura tirare avanti". Per dirlo lui, inguaribile ottimista e a capo di uno dei ristoranti più blasonati del centrostorico, significa che la prostrazione è palpabile. A fronte, soprattutto, di un’orizzonte che non prevede, per rimanere sul mercato, una qualche misura che compensi questa impennata che fa tremare polsi e bilanci. "Se aumentassimo i prezzi nel menù – dice – automaticamente i clienti diminuirebbero. D’altra parte, il caro bollette è u n fenomeno che colpisce tutti. Clienti in testa".

Quando Occhiali apre la busta che arriva dalla ditta erogatrice delle forniture legge e rilegge l’importo. Lo indica col dito, lo ripercorre. Cifra dopo cifra. Quasi che volesse controllare se ci fosse stato un errore. Niente da fare: è tutto vero. "Generalmente – riprede l’imprenditore – tra luce e gas, tutti i mesi, pagavamo circa cinquemila e cinquecento euro. Mai, in tutti questi anni di lavoro, mi era capitato di imbattermi in una bolletta così alta".

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Sebbene l’impennata delle utenze sia il cuore dei problemi, non è il solo. Il contesto è quanto mai avverso. "Prende un caffè?", ci chiede. "Almeno quello, ancora, non è aumentato". Tutto il resto si. "Il filetto di manzo – dettaglia – lo paghiamo il 30% in più rispetto al solito. Il prezzo del burro è letteralmente lievitato da quasi un anno a questa parte. Così come la farina". Anche questa è una storia che conosciamo bene. L’aumento delle materie prime ha fatto capolino anche nei ristoranti. Bussando alla porta nel periodo peggiore. Sommandosi alle difficoltà di sempre. A partire dagli stipendi da pagare.

«Qui al ristorante – precisa Occhiali – abbiamo ventiquattro dipendenti tra cucina e sala". Non uno scherzo, insomma. In più, tra restrizioni, isolamenti e inquietudine generalizzata "il fatturato del nostro locale ha subito un calo di almeno il 30%. Una flessione che perdura da almeno due anni". Quindi quando si tira la famosa riga alla fine del mese, il bilancio parla chiaro: "A calare drasticamente sono i nostri ricavi". Quanto ancora si potrà andare avanti in questo modo? È una domanda ricorrente alla quale si cerca di rabberciare una risposta del tipo "finchè si riesce rimaniamo aperti, poi si vedrà". Con la perizia di un dignitario, Occhiali ripone nella busta le bollette. Giungendo alla conclusione che "occorre un’azione concreta da parte della politica per aiutare le imprese". Beviamo il caffè e guadagnamo l’uscita. Alle spalle lasciamo la consapevolezza di un imprenditore che, oggi più che mai, fatica ad avere fiducia nel domani.