"Caro energia, a rischio 17mila lavoratori"

Le stime del centro studi di Confartigianato: "Quasi cinquemila imprese in bilico". Cirelli: "La politica dia risposte immediate"

Migration

Volti, storie, imprese. In questi giorni abbiamo raccontato decine di esperienze di imprenditori alle prese con la speculazione energetica e sulle materie prime. Gli effetti, se non fermati, in Italia potrebbero portare alla perdita di tre milioni e mezzo di posti di lavoro nelle piccole imprese, per oltre 880 mila aziende sparse lungo tutto lo Stivale. È quanto emerge da un report elaborato dal centro studi di Confartigianato. Le prospettive, anche per la nostra Provincia, sono tutt’altro che rosee. Secondo lo studio dell’associazione di categoria, infatti, sono a rischio qualcosa come 4.800 piccole imprese (fino a cinquanta addetti) e, con esse, oltre diciassettemila posti di lavoro. Di qui la necessità, sollecitata anche dai vertici di Confartigianato provinciale, di trovare risposte quanto più celeri ed efficaci possibili da parte della politica. Fermo restando che, dall’analisi, emerge che rincari energetici e sui materiali, colpiscono trasversalmente tutti i settori".

"Se i i singoli casi circa il drammatico aumento dei costi energetici che colpiscono le imprese e quindi tutto mondo del lavoro e le famiglie ci consegnano uno scenario desolante – commenta il segretario provinciale di Confartigianato, Paolo Cirelli – certamente diventa allarmante se li analizziamo e li misuriamo complessivamente cercando di comprenderne gli effetti sociali misurandone l’impatto globale per il nostro territorio".

Tutta la filiera produttiva "è esposta alla folle corsa dell’aumento dei costi energetici – dettaglia l’esponente dell’associazione di categoria – ma certamente quelle più impattanti nella settore produttivo sono la manifattura, la metallurgia, la plastica e la gomma. Oltre a questi segmenti, si aggiungono anche quelli relativi alla produzione di prodotti in metallo e ai servizi ambientali". A fare le spese di questa folle impennata dei prezzi delle forniture sono anche "il commercio dei prodotti di materie prime agricole e prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre e centri benessere fisico". Non meno in difficoltà, analizza il segretario provinciale di Confartigianao Cirelli, "sono il trasporto merci su strada, e tutta la logistica in generale, tenuto conto che oltre all’aumento del gasolio, in questo momento storico si è aggiunto quello della forza motrice per magazzini e piattaforme logistiche. In questo scenario rischiamo quindi una vera e propria ecatombe di imprese".

Qui il richiamo alla politica. "Sono necessari interventi immediati – così Cirelli – ma anche altrettanto rapide riforme strutturali. Il tetto al prezzo del gas e dell’energia elettrica. Occorre una riforma della tassazione dell’energia che oggi ha raggiunto il 51% della bolletta e che penalizza maggiormente le piccole imprese, in particolare della produzione. Bisogna inoltre azzerare tutti gli oneri generali di sistema, immaginare una proroga e un ampliamento del credito di imposta perché quello che c’è è insufficiente. Oltre a questo occorre un recupero del gettito per tutte le aziende che hanno incamerato extra profitti". Da ultimo, per Ferrara e più in generale per tutto il nostro territorio, "servono misure straordinarie come la zona franca urbana, che recentemente Confartigianato ha consegnato come proposta ai parlamentari del territorio".

re. fe.