Ferrara, 22 giugno 2025 – Da Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989, a Federico Aldrovandi, al ciclista Marco Pantani. Ancora più indietro, si avvolge il nastro dei casi che hanno tinto di rosso l’Italia. Giuseppe Pinelli, l’anarchico che “era stato suicidato” nella questura di Milano, era la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, anni bui, anni di piombo.

Ancora, Sindona. L’Italia noir raccontata e vissuta da Francesco Maria Avato, per anni direttore di Medicina legale dell’Università di Ferrara, uno dei massimi esperti nel difficile mondo di rilievi e prove, dna e tracce ematiche. C’è anche Garlasco, 18 anni fa. Lui era lì con Matteo Fabbri, genetista forense. Vennero nominati dai legali di Alberto Stasi. Fece una relazione di 144 pagine. Il librone è sulla scrivania, lo sfoglia. Si legge. “Chi scrive ritiene, sulla base dei rilievi e del peso della ragazza, che il trasporto del corpo richiedesse l’attività di almeno due persone. È da supporre che una persona sostenesse gli arti inferiori e un’altra provvedesse a sollevare il tronco”. Alza gli occhi da righe, foto e tabelle.
Adesso la Procura si muove per omicidio volontario in concorso, 18 anni dopo
“Non venni ascoltato. E ora la procura sembra darci ragione. Si ipotizza la presenza di più persone. L’avevo detto tanti anni fa”
E’ il 13 agosto del 2007, Garlasco, Pavia. Chiara Poggi viene ritrovata senza vita in una villetta. L’Italia si ferma, la risonanza mediatica brucia tutti gli altri casi di quell’estate italiana. Le foto di Chiara, 26 anni, il volto pulito, brava ragazza. Voi eravate lì. Lei è un po’ tornato a casa, nella Pavia dove nel 1971 si è laureato. Che atmosfera ha trovato?
“C’era la dinamica di una gara. I nostri risultati non sono stati apprezzati, abbiamo giocato di rimessa. Eppure fummo i primi ad indicare l’ora del decesso in base ad un’indagine delicata, articolata”
Chiara venne colpita con un oggetto contundente mai identificato né ritrovato (forse un martello, un attizzatoio). Era sola in casa, la famiglia in vacanza. Quanti sopralluoghi vennero effettuati?
“Tanti, i carabinieri erano entrati otto volte. Erano più numerose le loro impronte di quelle delle persone che abitavano nella villetta. Ho una massima”
Quale?
“Fare un sopralluogo tre volte è già un fallimento”
Due presenze sulla scena del delitto di Garlasco? L’assassino e un complice?
“Staremo a vedere quello che emergerà dalle nuove indagini. Noi siamo alla finestra”
Non è la prima volta che non le credono. Un suo lavoro ha portato alla riapertura per omicidio del caso Bergamini, per anni era un suicidio.
“Già, avevo escluso in modo categorico il suicidio 30 anni fa. Ci sono voluti indagini e dolore infinito per arrivarci”
Vogliamo parlare di Pantani? Anche lì fece riaprire il caso.
“La cocaina sciolta nell’acqua è una delle ipotesi su come Marco avesse potuto assumere lo stupefacente. E per esclusione si arriva all’ingestione di un quantitativo rilevante in forma non solida”.
E’ possibile che un caso chiuso dopo 18 anni venga aperto di nuovo?
“Prove mai esaminate, prove che si sono deteriorate. Questo è Garlasco. E non è certo colpa nostra”.