Caso Willy, il racconto choc della super testimone

Parla una donna sentita dal Carlino due volte: «Quell’uomo in bici voleva Willy, Vilfrido aveva paura»

Luca con il figlio al quale ha dato lo stesso nome del fratello Willy

Luca con il figlio al quale ha dato lo stesso nome del fratello Willy

Ferrara, 28 aprile 2016 - «Willy aveva paura di quell’uomo che gli ronzava attorno come una mosca. E non appena se ne andò, Willy scappò via». Sono le 18 del 29 settembre 1988, piazzale del porto, Goro. Poche ore più tardi Vilfrido Willy Branchi, 18 anni, verrà ucciso come una bestia e gettato lungo l’argine del Po nudo. Chi parla oggi è una testimone diretta di quel pomeriggio che il Resto del Carlino ha sentito direttamente in due occasioni, l’ultima nei giorni scorsi. Oggi quella donna, che non ha voluto rivelare la sua identità per timore, ma che è già stata ascoltata anche dagli inquirenti, potrebbe risultare decisiva nell’inchiesta sull’omicidio del ragazzo.

Maria (il nome è di fantasia, ndr), cosa vide il 29 settembre 1988?

«Erano le 18, 18.15, ero con il mio bimbo davanti alla pizzeria del porto e con Willy; si avvicinarono due persone, una delle quali oggi è morta. Così cominciammo a parlare normalmente del più e del meno».

Poi?

«All’improvviso arrivò un signore in bici che continuava a guardare Vilfrido. Andava lentamente, ha fatto un giro e poi è tornato indietro. Ma sempre con lo sguardo fisso su Willy. Così uno di quelli che era con noi disse al ragazzo: guarda che cerca te. Ti dà qualcosa ogni tanto, non è vero? Ti fa regali, ti dà dei soldi.... Io non capivo e chiesi a Willy cosa volesse da lui quel signore in bici».

E Willy?

«Diventò tutto rosso, si muoveva tutto, era agitato. Poi disse: tanto se mi fa qualcosa di male lo dico a mio fratello».

Il ciclista quanti anni aveva?

«50-60».

Si ricorda come era vestito?

«Aveva una camicia a quadri su una bici rossa. Aveva la faccia da cattivo, era tutto meno che normale».

Lo conosceva?

«Sì».

Sposato?

«Sì, con figli. E di Goro».

E cosa voleva secondo lei da Willy?

«Sicuramente lo stava cercando, era passato due volte guardandolo e Willy si vergognava».

Una delle persone del vostro gruppetto disse altre cose al ragazzo in quei momenti?

«Gli chiese: vai insieme a lui? Guarda che sta cercando te. Ti dà dei soldi».

Vilfrido reagì a quelle frasi?

«Disse: io i soldi li ho, me li dà la zia. Aprì il portafoglio e aveva tante 10mila lire e qualche pezzo da 50. In totale 200-300».

Non lavorava, la sua famiglia non si poteva permettere di dargli tutto quel denaro e la zia neppure: si è chiesta da dove provenissero?

«Continuava a dire che era la zia ad averglieli dati».

Ricorda come era vestito Vilfrido?

«Aveva un giubbotto leggero sul verde-marrone e i pantaloni chiari. Vestiti nuovi».

L’uomo che era con voi e faceva domande a Willy, ha mai parlato di questo episodio agli inquirenti?

«No. Ma questa persona, oggi ancora in vita, sa e potrebbe andare dai carabinieri come ho fatto io».

Willy poi cosa fece?

«Quando il ciclista si allontanò, lui scappò».

Lei ha fatto il nome dell’uomo in bici agli investigatori?

«Sì».

Perdoni la domanda, ma perché ha deciso di parlare solamente ora di questo?

«Leggendo alcune cose sulla tragedia di Willy mi è tornato alla mente quel pomeriggio. Così ho trovato il coraggio e sono andata dai carabinieri».