Cassa integrazione, siamo maglia nera "Un indice di fragilità del territorio"

I dati elaborati dal centro studi della Uil fotografano un incremento del 578% tra il 2019 e il 2022. Il segretario del sindacato, Zanirato: "Servono misure strutturali. Vm? Si perderanno posti di lavoro"

Cassa integrazione, siamo maglia nera  "Un indice di fragilità del territorio"

Cassa integrazione, siamo maglia nera "Un indice di fragilità del territorio"

di Federico Di Bisceglie

Un altro triste primato che relega il nostro territorio ai piedi delle classifiche. Parliamo, purtroppo, di lavoro. Il report elaborato dal centro studi della Uil fotografa una situazione nella quale, tra il 2019 e il 2022, c’è stato un aumento del 578% delle ore di cassa integrazione richieste. In termini percentuali, proporzionalmente al territorio, è il valore più alto a livello nazionale. "Un’ulteriore conferma della grande fragilità della nostra provincia". Lo dice Massimo Zanirato, segretario della Uil.

Un adagio che sentiamo da tempo, quello della fragilità del territorio.

"Sì, ma al di là di ripetercelo, occorre darsi da fare e pianificare strategie strutturali. Non possiamo continuare in questa precarietà. La nostra provincia, differentemente da molte altre, non è riuscita a intercettare la spinta propulsiva post pandemica, perché questi dati riguardano anche il 2022".

E quali sarebbero le strategie strutturali da mettere in campo?

"Ad esempio recuperando alcuni degli oltre sessanta progetti che sono stati incardinati nell’ambito del Patto per il Clima e il Lavoro Focus Ferrara e che, di fatto, sono rimasti lettera morta".

Tra i sottoscrittori del Patto ci sono anche i sindacati.

"Sì, ma noi siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo. Il problema è che manca la volontà politica di trovare un luogo e un modo per lavorare tutti assieme in un’unica direzione. Le amministrazioni locali agiscono in autonomia e senza coordinazione. Questo metodo parcellizzato non favorisce lo sviluppo".

Quale è lo stato dell’arte delle crisi industriali sul territorio?

"La Fox Bompani ciclicamente entra in crisi, purtroppo. Alla Vm di Cento si perderanno moltissimi posti di lavoro: stanno infatti uscendo diversi dipendenti che usufruiranno della ’naspi’, con incentivi per l’uscita. In Berco le cose non sono molto migliori. Dal primo gennaio scorso è stato avviato un nuovo piano di ammortizzatori sociali per i dipendenti: tredici settimane di cassa integrazione".

Anche questa panoramica non offre un quadro lusinghiero della nostra Provincia.

"No, ma sono queste grandi aziende che fanno ’numero’ anche in termini di richiesta di accesso alla cassa integrazione ordinaria. Questo problema, peraltro, va letto anche a fronte di una situazione demografica nella quale la fascia d’età che più va assottigliandosi è proprio quella di chi è in età da lavoro".

Situazione diversa, invece, la si registra al Petrolchimico. Nonostante Yara abbia deciso di procrastinare la ripartenza degli impianti, non è previsto alcun tipo di ammortizzatore.

"L’incidenza del costo del lavoro per le imprese chimiche è molto più bassa – sul prodotto finale – rispetto ad altri comparti manifatturieri. Diciamo che ricorrere alla cassa integrazione, per un’azienda come Yara, non produrrebbe un vantaggio economico reale, sarebbe invece un danno d’immagine notevole".

A proposito di Petrolchimico. Ci sono sviluppi sull’accordo di fornitura tra Eni-Versalis e Basell?

"Nulla di concreto, ma sul Polo Chimico bisogna fare un ragionamento di prospettiva – immaginando magari di sottoscrivere un nuovo accordo di programma per la chimica – anche alla luce del progetto per il recupero dell’acqua promosso dal Comune".

In passato non ha lesinato critiche all’amministrazione. Che ne pensa di questo piano per ridurre il prelievo idrico dal Po?

"Siamo dalla parte del Comune".

Questa è la notizia.

"No, noi siamo aperti e, nel merito, valutiamo questo progetto molto positivamente. E pensiamo che il sindacato, se coinvolto, potrebbe dare un grande apporto nella realizzazione complessiva del nuovo assetto. Anche perché l’impianto di recupero attuale è saturo. Immaginarne uno nuovo è lodevole e ne va dell’attrattività dell’intero sito. Senza contare che con un impianto più performante si potrebbe investire su nuove produzioni come i catalizzatori e, allo stesso tempo, ridurre l’impatto ambientale".