Cellulare nel bagno della cella: arrestato

Un detenuto dell’Arginone è stato pizzicato con uno smartphone di cinque centimetri. Ha patteggiato un anno e un mese di reclusione

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di Matteo Radogna

Sistemati negli indumenti intimi, confusi nel cibo, addirittura ingoiati, nascosti nel corpo, inseriti dentro un pallone per poi essere lanciati, trasportati da un drone, collocati nel fondo delle pentole. Si moltiplicano i tentativi di introdurre microtelefonini all’interno del carcere dell’Arginone: comportamenti che – alla luce delle norme introdotte dal Dl Sicurezza varato dal Consiglio dei ministri – diventano un reato a tutti gli effetti.

L’ultimo episodio, in questo senso, si è verificato l’altro giorno: gli agenti del reparto di polizia penitenziario, guidato dalla dirigente Annalisa Gadaleta, hanno notatato movimenti sospetti fra i carcerati e, alla fine, hanno trovato un microcellulare di cinque centimetri con batteria esterna creata artigianalmente. Il ’proprietario’ è stato scoperto con il telefonino mentre lo usava in bagno. E quando ha capito di essere stato pizzicato, ha cercato di distruggerlo. Per lui è scattato l’arresto in flagranza. Il pubblico ministero di turno, immediatamente informata, ha disposto il rito per direttissima. Per l’Arginone si tratta del terzo arresto dovuto all’uso di telefonini. La polizia penitenziaria, anche con quest’ultima operazione, punta a contrastare un fenomeno di ffusissimo nelle carceri. Fra le curiosità di questo arresto, la batteria costruita artiginalmente: l’uomo avrebbe assemblato dei pezzi che gli sarebbero stati portati dall’esterno. In questo modo è riuscito a creare una batteria.

"Ricordiamo che il reato in questione – sottolinea Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Campobasso, segretario nazionale – è stato previsto nell’ordinamento da poco, proprio al fine di contrastare il dilagante fenomeno dell’introduzione e dell’uso illegittimo dei telefoni cellulari in carcere, strumenti idonei anche a commissionare reati all’esterno, soprattutto se in possesso di appartenenti alla criminalità organizzata". E ancora: "Il detenuto ha patteggiato 1 anno, 1 mese e 10 giorni di pena. Ricordiamo che la pena prevista dal Codice penale va da 1 a 4 anni di reclusione. Grandissimo plauso al Comando ed al Reparto tutto della casa circondariale Satta di Ferrara, per i brillanti risultati, tra i primi in Italia per tale attività".