
Il senatore (FdI) Alberto Balboni e la dirigente dell'Istituto Bassi Burgatti di Cento, Annamaria Barone
Cento (Ferrara), 13 maggio 2025 – “Presenterò un’interrogazione urgente al ministro dell’Istruzione per denunciare un fatto gravissimo verificatosi all’Istituto Bassi Burgatti di Cento”.
Così il senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia che tuona: “Una professoressa ha trattenuto il telefono di uno studente alla fine dell’ora di lezione perché sullo stesso ha notato l’adesivo di Azione Studentesca, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia – specifica Balboni –. La professoressa si è sentita in dovere di spiegare al giovane studente che quello era un simbolo ‘fascista’ e che lui non si rendeva conto di cosa esso significasse. E non ha voluto restituire il telefono allo studente, obbligandolo ad attendere l’insegnante dell’ora successiva per riaverlo. Chi ha la responsabilità dell’educazione dei nostri giovani ha il dovere di insegnare il rispetto per le idee politiche di tutti, non di denigrare le idee che non gli piacciono umiliando un ragazzo di 16 anni. Chiedo dunque al ministro di fare luce con urgenza sull’episodio e di valutare se il comportamento di questa insegnante è compatibile con i principi di democrazia e pluralismo che devono contraddistinguere la scuola pubblica”.
Sull’episodio il Carlino ha interpellato la dirigente scolastica del plesso, Annamaria Barone Freddo. "Sono stata a scuola fino alle 16 e in tutta la giornata, la notizia a me non è arrivata – dice –. Dai colleghi, l’unica cosa che mi è stata segnalata, è che verso mezzogiorno una professoressa rientrata a lavoro da pochi giorni e che stava facendo una supplenza in una classe del biennio si è trovata con i ragazzini che hanno cominciato a fare confusione, a dire cose che secondo lei non erano consone, ad inneggiare a Mussolini. Così avrebbe messo una nota a tutta la classe. Di requisizione di cellulari o di adesivi al momento non ho informazione, ma siccome quella nota mi sembra più vicina al racconto di Balboni, chiamerò al telefono quella professoressa e chiederò una relazione scritta su quanto accaduto. Devo appurare se l’episodio sia accaduto realmente e se sia eventualmente accaduto in quella classe. Sulla questione del telefono, la docente si è attenuta al regolamento perché noi facciamo mettere in una scatola trasparente all’inizio della lezione tutti i cellulari”. E a proposito dell’interrogazione al ministro, ecco il pensiero della dirigente: “Balboni ha scritto questa cosa sulla base della versione del ragazzo. Lui non ha ascoltato l’altra campana – prosegue la Barone Freddo –. Mi chiedo: ma se le cose non fossero andate come dice lui? Intanto si parla male di questa scuola che però ha tanti pregi, corsi di qualità e ragazzi brillanti”.
Balboni, si dice "sconcertato" dalla risposta della dirigente scolastica e ricostruisce in una nota sull'episodio: "Il ragazzo di Azione Studentesca non ha preso parte in alcun modo ai fatti disdicevoli esposti nella nota alla classe. Anzi, è rimasto in silenzio al proprio posto, mentre erano altri che facevano confusione. Forse la dirigente non lo sa, ma parliamo di un ragazzo dalla disciplina esemplare, tanto da meritare in pagella un bel 10 in condotta. Mai si sarebbe sognato di inneggiare a Hitler o Mussolini, di mimare atti sessuali o altro".
Insomma, dice ancora il parlamentare Fdi, "l'insegnante (una supplente) che ha assistito non può non essersi resa conto di chi fossero i veri responsabili dei gravi comportamenti oggetto del suo richiamo, a meno di aver voluto chiudere gli occhi". Tuttavia, per Balboni il punto è un altro. "Il punto - continua il senatore - è che l'atto di rifiutare la restituzione del cellulare al ragazzo è stato commesso alla fine della lezione, quando la situazione era stata ricondotta alla calma anche grazie all'intervento del vicepreside. È vero che i cellulari erano depositati in una vaschetta, ma quando gli studenti sono andati a riprenderseli, a tutti è stato consentito di farlo, tranne al ragazzo" di Azione studentesca".
"L'insegnante ha trattenuto nelle proprie mani soltanto il suo, motivando questo gesto arbitrario con il fatto che sul telefono c'era un simbolo 'fascista'. Affermazione non vera, visto che la croce bretone non è mai stata utilizzata da movimenti riconducibili al fascismo”.