di Cristina Rufini FERRARA Davanti al giudice Vartan Giacomelli ha aperto bocca soltanto per dire che intendeva avvalersi della facoltà di non rispondere. Udienza lampo ieri mattina per Carmen Salvatore, 54 anni originaria di Napoli e residente a Bologna, la dottoressa che ha prestato servizio nel carcere di Ferrara da maggio del 2021 a marzo scorso, e che è stata arrestata su disposizione del gip Giacomelli perché accusata di corruzione e falso in atto pubblico. Restano per ora di lei alcune frasi catturate durante le intercettazioni ambientali tra lei e i carcerati che avrebbero beneficiato dei suoi certificati ritenuti fasulli dalla procura di Ferrara. Che attestavano patologie inesistenti – alcune volte un attacco ischemico, altre problemi alla vista – ma tali da richiedere il ricovero in ospedale e quindi l’uscita dal carcere, che era poi l’obiettivo finale di tutta la messa in scena. Avrebbero beneficiati di questi ’ favori’ anche ergastolani e collaboratori di giustizia, secondo quanto accertato nel corso delle indagini. L’accordo principale, che avrebbe dovuto fruttare all’indagata duecentomila euro era con un detenuto, cui in più di un’occasione sono state prescritte medicine propedeutiche ad attestare "l’incompatibilità con il regime carcerario". Situazione che si evince anche da una conversazione via chat tra la dottoressa e la madre del detenuto: "Mi hanno detto che ti devo 200mila euro....", "Sì, giusto" la risposta della Salvatore. Oltre a lui, almeno altri tre carcerati sono sotto inchiesta per cvalutare le loro reali responsabilità. Intanto lei, assistita dall’avvocato di fiducia Renato Jappelli ieri in aula sostituito dalla collega Irene Costantino, per ora non intende parlare e spiegare la sua posizione. Salvatore avrebbe inoltre fatto entrare un cellulare in carcere e tentato di far avere della droga a un detenuto, episodio che però non sarebbe andato a buon fine. L’inchiesta è stata condotta dagli investigatori del Nir della polizia penitenziaria.