Cesare Battisti trasferito a Ferrara: "Serve più sicurezza in carcere"

La richiesta del Sappe a seguito del trasferimento all’Arginone dell’ex terrorista dei Pac: "Per questo sono necessari più agenti"

Cesare Battisti, il 14 gennaio 2019, al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino

Cesare Battisti, il 14 gennaio 2019, al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino

Ferrara, 28 giugno 2021 - Intuibile che il trasferimento dell’ex terrorista dei Pac Cesare Battista, 66 anni, nel carcere di Ferrara avrebbe generato malumori e proteste. Considerando anche che è già il secondo cambio di penitenziario in poco più di due anni dal sua arrivo in Italia, il 14 gennaio 2019, quando atterrò a Fiumicino scortato da agenti della Polizia, proveniente dalla Bolivia dove era stato arrestato. Battisti fu allora trasferito nel carcere di Oristano, dove è rimasto fino a settembre 2020, quando è avvenuto il ’trasloco’ nella struttura di Rossano, in provincia di Catanzaro: qui è rimasto nove mesi. Il 2 giugno scorso, poi, l’inizio dello sciopero della fame per protestare contro il regime carcerario e, soprattutto, contro la detenzione nel settore dei terroristi islamici, tanto che il trasferimento a Ferrara viene spiegato proprio per motivi di sicurezza, per garantire "la sua incolumità", considerando che secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa "si era creato un clima di possibile tensione sfociato anche in alcuni episodi specifici che hanno portato alla decisione del trasferimento". Quindi la decisione del Dap di inviarlo in una struttura di detenzione più tranquilla: Ferrara. Ma non senza polemiche. E richieste.

Una in particolare arriva dal Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria: ora servono più agenti per la sorveglianza. "E’ ristretto in un settore di alta sicurezza – spiega Giovanni Battista Durante – già a Ferrara ci sono i detenuti anarchici da gestire, ora anche lui. Servono almeno una decina di agenti in più". I carcerati ristretti nei settori di alta sicurezza richiedono una maggiore sorveglianza, per esempio quando si spostano, per andare all’esterno per visite mediche in ospedale richiedono più personale di sorveglianza. Battisti, intanto, poco dopo il suo ingresso nella struttura di via Arginone, ha annunciato di interrompere lo sciopero della fame che aveva iniziato il 2 giugno, proprio contro il regime carcerario cui era sottoposto. "Mi dispiace che sia stato necessario ridursi allo stremo fisico per il rispetto di un minimale diritto – commenta il legale di Battisti, l’avvocato Davide Steccanella – e mi rattrista leggere che la notizia del trasferimento di un detenuto in sciopero della fame da molti giorni venga data alla stampa dal sindacato di polizia penitenziaria prima ancora che alla famiglia a riprova che in Italia la strada per arrivare a una vera democrazia rispettosa delle garanzie costituzionali è ancora lunga". Con pronta replica del sindacato. "L’avvocato di Battisti - risponde Durante - dice che la strada per arrivare in Italia a una vera democrazia è ancora lunga, perché è stata data la la notizia del trasferimento di Battisti. Noi diciamo che è ancora lunga perché non c’è rispetto per tutti, ma solo per i più noti che godono delle attenzioni dei politici loro amici e possono permettersi buoni avvocati. Perché c’è più rispetto per chi delinque che per i famigliari delle vittime. Di questo dovrebbe indignarsi".