Sulla vicenda, intervengono Arcigay e Popolo della Famiglia, stigmatizzando "il fenomeno dell’adescamento a scopo di rapina, estorsione o violenza attraverso app di incontri o in luoghi di socialità della comunità LGBTQIA", realtà che "denunciamo da anni anche in Italia". Secondo Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, "la vicenda ci turba profondamente: purtroppo, ciò che è accaduto in Colombia non è un episodio isolato né relegato a contesti lontani". Nei report annuali sull’omotransfobia diffusi da Arcigay ogni 17 maggio, "abbiamo più volte segnalato casi di violenze e omicidi legati a questa modalità operativa: in Italia, diversi aggressori sono stati identificati, arrestati e condannati per aver adescato vittime con l’inganno, per poi derubarle, aggredirle o, in casi estremi, ucciderle". Viene citato l’omicidio di Alessandro Gozzoli, nel Bolognese, due anni fa quando "due giovani lo adescarono in un locale, lo rapinarono e lo assassinarono. La dinamica è la stessa che ritroviamo in altre parti del mondo, quasi si trattasse di una strategia organizzata, o che comunque si rafforza su scala globale, come fosse una challenge di quelle che circolano su TikTok, a cui gli omofobi di tutto il mondo possono partecipare. Il problema non risiede nelle app o nei luoghi di incontro, ma nella violenza premeditata di chi li utilizza come strumenti per colpire le persone LGBTQIA". Aggiunge Mirko De Carli, portavoce nazionale de Il Popolo della Famiglia: "Evidente che queste piattaforme siano un luogo non protetto, dove i confini tra scambio di messaggi e favoreggiamento della prostituzione sono molto esili e dove finiscono per essere rovinati i nostri giovani. Chiediamo con forza che queste piattaforme lgbtq siano messe al bando dal governo italiano".
Cronaca"Chat di incontri per adescare. Al bando queste piattaforme"