CRISTINA RUFINI
Cronaca

“Fu mia madre a salvare il pilota, ora lo vorrei incontrare”

Giorni fa la richiesta dell’aviatore irlandese di 104 anni della Raf. La svolta arriva da una famiglia copparese. Ecco il racconto della figlia "Mia madre, morta 10 anni fa, mi parlò di quell’uomo che aiutò"

A sinistra: Lina Volpi, figlia di Carla Fabbri, mostra una foto di loro due insieme. A destra: John Allman Hemingway, l’ex pilota Raf di 104 anni che ha lanciato l’appello

A sinistra: Lina Volpi, figlia di Carla Fabbri, mostra una foto di loro due insieme. A destra: John Allman Hemingway, l’ex pilota Raf di 104 anni che ha lanciato l’appello

Ferrara, 15 dicembre 2023 – Qui il messaggio non ha viaggiato in una bottiglia, ma dalle pagine di un quotidiano, Il Messaggero, si è diffuso nella rete, sui social e pubblicato su altri giornali, fino a raggiungere Tamara, frazione di Copparo, dove vive Lina Volpi con la sua famiglia. E così il messaggio-appello lanciato da John Allman Hemingway, ex pilota irlandese della Raf, che oggi ha 104 anni e vive a Dublino, ha raggiunto Lina.

Si è insinuato nei suoi ricordi di bambina, facendo tornare alla memoria le favole raccontate dalla sua mamma Carla sugli aerei Pippo e di quel pilota precipitato con il suo aereo vicino Coccanile, il 23 febbraio del 1945, il quale aveva trovato rifugio nella casa di Carla, all’epoca bimba di 9 anni.

E proprio lei, Carla, gli aveva mostrato la strada per fuggire. Accompagnandolo per un tratto. Lui, dopo tutti questi anni, ha cercato quella bambina che gli aveva salvato la vita. Chiedendo ai copparesi di aiutarlo nell’impresa di riabbracciarla, prima di morire.

I ricordi di Lina hanno fatto il resto, insieme agli Archeologi dell’Aria, ricostruendo così i pezzi di un puzzle che sa di riconoscenza infinita, di affetto e di come il passato sia sempre pronto a bussare al nostro presente, per farci ricordare scorci di vita unici.

Emozioni intense e il tuffo in un passato lontano. A quando era bambina e la sua mamma, Giancarla Fabbri da tutti conosciuta come Carla, le raccontava come se fosse una favola, la storia degli aerei Pippo (nome comune con cui nella seconda guerra mondiale erano indicati i velivoli di ricognizione delle forze alleate che sorvolavano le zone che di lì a poco sarebbero state bombardate) e del pilota precipitato, aiutato a fuggire proprio dalla sua famiglia e da lei in prima persona. Emozioni che cerchiamo di farci raccontare da chi le sta vivendo da giorni, la figlia più piccola di Carla, Lina Volpi.

L’appello del pilota irlandese Hemingway ha significato fare un tuffo nel passato. A tantissimi anni fa...

"Mia mamma era solita raccontare a me e mia sorella quando eravamo molto piccole la storia degli aerei Pippo e di quest’uomo, un pilota straniero, che era capitato a casa loro, dopo che il suo aereo era precipitato. E che dopo essere stato rifocillato e vestito di abiti non militari, era fuggito in cerca di salvezza. Storia che in età più avanzata, quando noi eravamo più grandi, non ci ha più raccontato. Mai una parola su quell’episodio della sua vita di bambina vissuta in guerra".

Ha quindi ricollegato subito la storia di sua madre a quella racontata da John Allman Hemingway?

"Sì. Ma volevo più riscontri possibili. Mia mamma è morta ormai dieci anni fa e, come già detto, dopo quegli anni in cui io ero piccolina, non ne ha più fatto parola. Ma quando lunedì ho sentito questo appello, ero in poltrona, insieme a mio marito, gli ho detto subito ‘Era mia mamma, non credo sia possibile che esista un’altra storia simile nello stesso territorio e nello stesso giorno’. Ma volevo certezze. Anche perché all’inizio ero venuta a sapere che stavano cercando una ragazza ferrarese, quando poi mi è stato precisato che l’abbattimento dell’aereo era avvenuto a Coccanile, a quel punto non ho più avuto dubbi".

I fatti raccontati da sua mamma corrispondono ai ricordi del pilota irlandese?

"Guardi, per la parte iniziale sì: degli aerei che sorvolavano le zone e che proprio in quei giorni, era febbraio del 1945, facevano un gran paura e dell’aiuto dato a un pilota straniero precipitato, sì. Poi le memorie di mia mamma non si sono spinte oltre, come racconti. Ma è assolutamente possibile che lei lo avesse accompagnato per un tratto di strada, per indicargliela e certo lei ricordava che la sua famiglia – mia mamma era la più piccola di dieci figli – lo aveva accolto, rifocillato e gli aveva dato vestiti civili per ’mascherarlo’ . Aveva 9 anni all’epoca, non sette, ma era molto minuta, quindi è possibile che lui abbia potuto pensare che avesse all’incirca 7 anni. Ed era in grado di andare a scuola da sola, senza problemi. Quindi il racconto del pilota è verosimile.

Che cosa prova?

"Una grandissima emozione. Il ricordo di mia mamma, di come era lei. Forte. Una bellissima persona, molto schiva, e probabilmente non avrebbe amato molto il clamore di questi giorni, ma sono sicura che le avrebbe fatto tanto piacere sapere di essere ricordata. Ma c’è un altro aspetto in questa vicenda che mi ha emozionato e fatto riflettere".

Quale?

"Mia mamma era molto legata ai numeri e alla loro simbologia, quindi quando ho ricostruito dopo lunedì scorso, che la prima volta che è stata pubblicata la notizia era il 9 dicembre scorso ho pensato subito: mia mamma era nata proprio il 9 dicembre. Evidentemente aveva ragione lei, i numeri hanno un significato importante nella vita di ognuno. Credeva molto in questo aspetto".

Lei se la sentirebbe di incontrare quel pilota che dopo così tanti anni, ha ancora vivido il ricordo di sua mamma?

"Partirei anche domani per abbracciarlo. Davvero, è così grande l’emozione provata con questo ricordo di mia mamma, che non esiterei a prendere un aereo per l’Irlanda".