Chirurgia estetica, tutti pazzi per il ‘ritocchino’. Riberti: "Il 30% dei pazienti sono uomini"

Il professor Carlo Riberti: "I più richiesti, seno e palpebre"

Una sala operatoria (Radaelli)

Una sala operatoria (Radaelli)

Ferrara, 22 febbraio 2015 - La ruga da eliminare, la pelle in eccesso da far sparire, il seno da rendere più ‘prorompente’ o la linea del naso da perfezionare. Il ‘ritocchino’ ormai non è più soltanto un vezzo da vip. Sono sempre di più le persone che ogni anno si affidano al chirurgo estetico per sistemare qualche dettaglio del proprio corpo con il quale non si sentono a proprio agio. Un trend – che ovviamente riguarda anche la nostra città – ampiamente confermato dalle statistiche. Secondo un recente studio dell’Isaps (la società internazionale di chirurgia plastica ed estetica) il nostro Paese è settimo al modo per il numero di interventi di chirurgia estetica. E – udite udite – l’attenzione (a volte maniacale) all’aspetto esteriore non è più una prerogativa femminile. Gli uomini che ricorrono al bisturi sono infatti il 12% del totale. Un dato che, zoomando sulla nostra realtà, arriva a toccare anche il 30%. Ne sa qualcosa il professor Carlo Riberti, docente di chirurgia plastica dell’Università di Ferrara e direttore del reparto di chirurgia plastica dell’ospedale di Cona.

Professor Riberti, come è cambiato il suo lavoro negli ultimi anni?

«Negli ultimi 10 anni è mutato il modo di affrontare determinate situazioni. Oggi la chirurgia estetica tende a servirsi di interventi che da un lato sortiscano un buon effetto e dall’altro lascino cicatrici quanto più piccole possibili».

E’ quindi un compromesso realizzabile?

«Certo. Ci sono trattamenti, come ad esempio quello con la tossina botulinica per le rughe, che durano 8 o 9 mesi e non lasciano segni. Oppure si possono utilizzare dei ‘fili’ con dei gancetti in materiale riassorbibile che vengono infilati nei punti in cui la cute ha perso tensione per ripristinarne lo stato. Non sono paragonabili come durata ad un lifting o a un vero e proprio intervento chirurgico, ma funzionano bene per un paio d’anni».

Quali sono gli interventi più richiesti?

«La blefaroplastica, per le palpebre, un intervento molto comune e ‘tranquillo’; l’aumento del seno, per il quale oggi abbiamo protesi sempre più conformanti; infine la liposuzione, che oggi consente di eliminare notevoli quantità di grasso con cicatrici di dimensioni molto ridotte».

Come è cambiato negli anni l’identikit dei pazienti che si rivolgono al bisturi?

«Vent’anni fa interventi di questo tipo li facevano solo persone molto benestanti e al di sopra dei 55 anni. Oggi sono alla portata di tutti. Abbiamo richieste da pazienti giovani, anche tra i 20 e i 30 anni. E, soprattutto, la chirurgia estetica non è più un lusso da vip».

Cosa chiede un 20enne al chirurgo?

«La correzione o il miglioramento di dettagli con i quali non si trova a suo agio quando si guarda allo specchio. Per le ragazze il ritocco al naso, oppure l’eliminazione del filo di grasso di troppo. Gli uomini in genere chiedono palpebre e naso».

Sono in aumento i maschi che ricorrono alla vostra arte?

«Sì. Basti pensare che fino a 20 anni i pazienti di sesso maschile erano il 5%: oggi arriviamo anche al 30%».

Come vi approcciate ad un giovane che vi richiede un’operazione che, ricordiamolo, resta comunque un intervento chirurgico?

«Innanzitutto cerchiamo di capire se il soggetto è cosciente di quello che sta per fare e se siamo di fronte ad un problema oggettivo. Capirlo dipende molto dal ‘fiuto’ del medico».

Quali sono i rischi che si nascondono dietro ad un intervento di chirurgia estetica?

«Oggi la maggior parte degli interventi può essere realizzata senza un’anestesia generale nel vero senso della parola. La farmacologia ha messo a punto sostanze che permettono di addormentare il paziente senza bloccare la respirazione e quindi senza rendere necessaria l’intubazione. Detto questo, l’interesse che uno ha nell’operarsi non deve mai scavalcare la sicurezza del paziente stesso».