Cinzia Fusi Copparo, nuove analisi sull’arma del delitto

La settimana prossima i Ris di Parma esamineranno il mattarello e altri oggetti trovati sulla scena del crimine

Cinzia Fusi aveva 34 anni

Cinzia Fusi aveva 34 anni

Copparo (Ferrara), 16 ottobre 2019 - La lente di ingrandimento degli investigatori dell’Arma torna a puntare sul delitto di Cinzia Fusi, la 34enne copparese assassinata dal compagno e datore di lavoro Saverio Cervellati. In particolare, l’attenzione degli inquirenti si posa su alcuni degli oggetti recuperati sulla scena del crimine nelle ore immediatamente successive al fatto di sangue, avvenuto la mattina del 24 agosto in un garage di via Primicello, a Copparo.

A occuparsi delle analisi tecniche sui reperti saranno i carabinieri del Ris di Parma. La data per svolgere le verifiche è già stata fissata. L’appuntamento – del quale sono stati informati anche gli avvocati di parte, Denis Lovison per la famiglia Fusi ed Elisa Cavedagna e Luca Tieghi per Cervellati – è fissato per il 24 di ottobre. Al centro degli accertamenti l’arma del delitto, un mattarello da cucina, i vestiti di Cinzia e Cervellati e altri oggetti sequestrati all’interno del garage.

Migration

Tra questi anche un fazzoletto intriso di sangue trovato nella bocca della vittima. Ognuno di questi oggetti racchiude domande che richiedono risposte precise, allo scopo di ricostruire nei minimi dettagli l’orrore che si è consumato in quel garage nelle prime ore di una mattina d’estate. Sul mattarello è probabile che vengano analizzate le macchie di sangue e ricercate eventuali impronte. Il tutto al fine di ricostruire con esattezza la dinamica dell’aggressione. Stando alle prime ricostruzioni, infatti, al culmine di una lite per ragioni di gelosia, Cinzia avrebbe impugnato l’utensile da cucina. Lui glielo avrebbe strappato di mano per poi colpirla ripetutamente fino a lasciarl a sul pavimento in fin di vita.

Analisi approfondite verranno svolte anche sul fazzoletto insanguinato, un lembo di stoffa avvolto ancora da una coltre di mistero. Secondo quanto riferito dall’omicida, sarebbe stato utilizzato per asciugare il sangue della vittima. Una versione che però va approfondita. Gli investigatori vogliono infatti capire se abbia detto la verità o se invece il fazzoletto sia stato inserito nella bocca della donna per altre ragioni, magari per impedirle di gridare. Dettagli sui quali ancora non ci sono certezze e che potrebbero essere chiariti proprio dal lavoro degli esperti del Ris. Conclusi questi accertamenti, quasi tutti i tasselli della tragedia di via Primicello dovrebbero andare al loro posto. Per completare il mosaico manca però l’esito dell’autopsia. Gli accertamenti medico legali dovranno gettare luce su alcuni elementi decisivi. Primi tra tutti, il numero dei colpi e le modalità con le quali Cervellati si è accanito sulla compagna. Altro rebus da risolvere è quello che riguarda l’allarme ai soccorsi. Una chiamata immediata avrebbe cambiato l’epilogo della vicenda?

Tra l’aggressione e il momento in cui Cervellati si è consegnato ai carabinieri è trascorsa circa un’ora. Un’ora oscura, in cui il killer ha agito in maniera confusa, fino a quando non è uscito in strada e ha fermato una pattuglia dell’Arma. Ultimo nodo è quello del movente. Finora resta in piedi la pista passionale. All’origine di tutto ci sarebbe infatti la folle gelosia dell’uomo di quasi vent’anni più anziano. Non è un segreto, però, che la difesa della famiglia Fusi stia valutando anche altre ipotesi, tra cui il movente economico. Sin dalle prime ore, infatti, l’avvocato Lovison ha chiesto di eseguire controlli sui conti corrente di vittima e carnefice, al fine di verificare l’eventuale presenza di ‘giri’ di denaro sospetti.