Cittadino di due paesi: "È un errore chiudere la gente nei casermoni"

Fu uno dei primi albanesi a sbarcare in Italia nel 1991, ora è un imprenditore "Vanno invece aiutati a trovare lavoro. I criminali? Vengano messi in prigione".

Cittadino di due paesi: "È un errore chiudere la gente nei casermoni"

Cittadino di due paesi: "È un errore chiudere la gente nei casermoni"

Lo dice un po’ con il sorriso. "Non pretendo di avere i diritti d’autore sugli sbarchi, ma... ". Ma una sorta di primogenitura su quello che poi è diventato un fenomeno per alcuni versi incontrollabile lui può vantare di averla. Durim Cillnaku (foto), 48 anni, è sbarcato nel porto di Brindisi sei mesi prima – febbraio del 1991 – dell’arrivo a Bari della nave Vlora, rappresentazione in scala quanto mai reale di quello che l’Italia avrebbe poi toccato con mano ormai ogni giorno. Allora, vedere quella nave era uno scenario nuovo, con quei ragazzi aggrappati alla sartie. Uno scenario che toccava il cuore. Grande fu la gara di solidarietà verso gli albanesi in fuga da un mondo che affondava, la prua aggrappata alla speranza. Cillnaku è al vertice di un’impresa che conta 110 dipendenti. Dalla carretta in bilico tra le onde ad amministratore del Gruppo Clima. Ha due bambini, che adora.

L’accordo tra l’Italia e l’Albania. Che cosa ne pensa?

"La collaborazione tra due paesi che si aiutano è una buona cosa che va oltre l’ideologia, le barriere che a volte mette la politica. I due hot spot in Albania nascono da questa collaborazione, aspetto positivo del rapporto tra Stati"

Ma...

"C’è una cosa che non capisco. I costi saranno a carico dell’Italia, perché allora andare a fare queste strutture in un altro paese? Potevano farle qui. Magari avrebbero risparmiato anche sulle spese per l’ulteriore viaggio fino alle coste dell’Albania"

Lei era un ragazzino quando arrivò a Brindisi. Come è stato accolto?

"Con un’eccezionale carica di umanità. La popolazione italiana assisteva con le lacrime agli occhi a quell’esodo dall’Albania. Stupore, incredulità. E tutti si sono rimboccati le maniche. Chi accogliendo le persone nelle case, chi portando aiuti, cibo, coperte, di tutto. Proprio grazie a quella vicinanza sono riuscito a studiare, le superiori, la laurea a Bologna. Poi la gavetta. Sono stato cameriere, lavapiatti, aiuto cuoco. Adesso imprenditore, ora sono io a dare lavoro alle persone. E’ un po’ come restituire il favore all’Italia, una terra che mi ha accolto"

A Ferrara c’è l’ipotesi di un centro per i rimpatri...

"Da ex migrante, da cittadino di due paesi dico che questi casermoni dove la gente sta chiusa non servono. La strada è quella di far studiare e preparare questa gente che quando arriva qui si trova all’improvviso in un mondo del tutto nuovo, come arrivassero da Marte. Che senso ha tenere queste persone a non fare niente dalla mattina alla sera? Nessuno"

I criminali?

"Per loro ci sono le prigioni. L’equazione criminalità – immigrato è sbagliata, è solo un modo per cercare consenso politico".

Mario Bovenzi