Ferrara, stangato il commercialista infedele. Ma cade la truffa allo Stato

Cinque anni e quattro al ragioniere. Le parti civili: «Sentenza giusta»

Gli avvocati Bova  e Pieraccini

Gli avvocati Bova e Pieraccini

Ferrara, 24 maggio 2018 - Cinque anni e quattro mesi, oltre all’interdizione dai pubblici uffici fino a cinque anni e l’impossibilità di esercitare la professione di ragioniere commercialista per almeno tre. Riccardo Schincaglia, per le posizioni di almeno dieci parti civili del processo, è colpevole di aver creato degli ammanchi per conto dei suoi clienti con l’Agenzia delle Entrate.

Non è colpevole, invece, del reato di truffa ai danni dello Stato. Il giudice Debora Landolfi con la sentenza emessa ieri, arrivata nell’aula A nel primo pomeriggio, tira una riga, dopo un anno e sette mesi di processo, sulla posizione del ragioniere commercialista che avrebbe ‘gabbato’ almeno 31 clienti che poi lo hanno citato in giudizio per avergli fatto contrarre un debito con lo Stato, nonostante a lui versassero puntualmente ogni anno una parcella che di fatto li faceva sentire in regola con il fisco.

Oltre al fatto di riconoscere allo stesso professionista il regolare compenso. Schincaglia, al momento della lettura del dispositivo, non era in aula. Secondo indiscrezioni, il ragioniere si troverebbe già in una località all’estero. C’era però il suo difensore, l’avvocato Alberto Bova che poche ore prima della sentenza aveva fatto la sua arringa . Dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio, il giudice ha condannato il professionista.

La pena più dura, ben tre anni, riguarda l’accusa di aver occultato le scritture contabili relative alla società «Eta Beta srl», creata da Schincaglia per l’elaborazione dei dati contabili delle società che amministrava. Il giudice ha infatti riconosciuto la tesi dell’accusa, ieri rappresentata dal vice procuratore onorario Elisa Bovi secondo il quale, Schincaglia, al momento delle indagini, occultò i conti della società impedendo la ricostruzione dei redditi e del volume di affari della «Eta Beta srl».

Per il tribunale, il ragioniere non avrebbe commesso la truffa contro lo Stato ma, invece, realizzato un illecito di natura fiscale, cioè false compensazioni fra i crediti e debiti dei suoi clienti con l’Agenzia delle Entrate. «Ci riteniamo soddisfatti perché con questa sentenza cade l’imputazione più grave: la truffa allo Stato – commenta a caldo l’avvocato Alberto Bova –. Quel tipo di imputazione lo avrebbe gravato di debiti, oltre i due milioni di euro che invece, come abbiamo sempre sostenuto, non sono assolutamente dovuti. La soddisfazione è anche per i danni che dovrà restituire alle parti offese – aggiunge il difensore -. Molto ridimensionata rispetto a quanto richiesto dalle parti civili. Siamo certi inoltre che, lette le motivazioni della sentenza, una volta ricorsi in appello il mio cliente verrà assolto».

Sentenza giusta per le parti civili. «Ha reso giustizia a coloro che sono stati vittima del ‘Sistema Schincaglia’ che ha ingannato due volte chi si fidava di lui», afferma l’avvocato Vincenzo Bellitti.