Comunità ebraica, patto storico Il ghetto pronto a cambiare volto

Ieri la firma del protocollo d’intesa con il Comune per la promozione e valorizzazione dell’area. Il sindaco: "Grande orgoglio". Il presidente Arbib: "La sua scelta rappresenta una pietra miliare"

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di Mario Bovenzi

Sembrava, ieri sera davanti al portone in via Mazzini, brillare di più viva luce la Chanukkiyah, simbolo del mondo ebraico. La lampada a olio a nove bracci – tra la curiosità dei passanti con gli occhi alle vetrine – ha suggellato nel primo giorno della festa delle luci (Hanukkah) sì la libertà di un popolo e della sua fede ma anche un segno di rinascita. A cominciare da un luogo di memoria e appartenenza, il ghetto. Al primo piano, nella sala del consiglio della sede della comunità ebraica, il sindaco Alan Fabbri e il presidente della comunità ebraica Fortunato Arbib avevano da poco firmato il protocollo d’intesa tra il Comune e la comunità ebraica per la valorizzazione e promozione del ghetto. Una stretta di mano, in prima fila il rabbino capo di Ferrara rav Luciano Caro, che rappresenta la scintilla – sono le sue parole – di "un progetto pilota per le altre comunità italiane". Progetto pilota che un risultato ha già raggiunto. Così ne esprime il valore il rabbino capo: "Se prima i rapporti con il Comune erano buoni, ora sono ottimi". Simboli già, ma anche promesse che si traducono in opere. "Il sindaco ha fatto in modo che alle parole seguissero i fatti – non nasconde la forte soddisfazione Arbib –. L’atto che abbiamo sottoscritto ha per tema la valorizzazione del ghetto e dei luoghi ebraici della città. L’accordo rappresenta il consolidamento di un percorso di collaborazione unico nella storia dei rapporti fra due istituzioni il cui scopo è quello di mettere in atto una serie di interventi ed azioni culturali, economiche, architettoniche ed urbanistiche, nella prospettiva di realizzare un piano unitario di riscoperta e valorizzazione dei luoghi in cui nei secoli hanno vissuto gli ebrei a Ferrara. La scelta del sindaco è una pietra miliare". E in un certo senso pietre e simboli sono i pilastri del protocollo. Pietre, a cominciare da quelle del palazzo delle sinagoghe, punto di partenza di questo ampio progetto. Simboli, il museo che lì si trova custodito chiuso dal 2012, quando la terra in una notte di maggio si mise a tremare. Verrà restaurato per essere riaperto, consegnato di nuovo alla città come fulcro di relazioni internazionali. Poi – un altro passo del protocollo – il cimitero di via Vigne. Ancora, allo studio la creazione di percorsi dal Meis al cimitero e di altri itinerari a cavallo tra storia, fede, tradizioni che si incontrano nella salvaguardia delle identità. La firma è stata messa in calce agli atti, è già tempo di rimboccarsi le maniche. Definito l’impegno a istituire un gruppo di lavoro. Sarà composto da delegati in rappresentanza del Comune e della comunità ebraica per attuare i progetti, anche avvalendosi di professionalità esterne. Figure che di volta in volta verranno individuate e incaricate di portare avanti i singoli compiti. Ieri era solo l’inizio, decisivi i prossimi mesi. Il percorso nasce sotto una buona stella, le luci del candelabro che il sindaco ha accesso, l’orgoglio a disegnare sul volto un sorriso.