di Ruggero Veronese  "Non possiamo credere alla favola che una nuova grande superficie di vendita porterà nuova concorrenza e prezzi più bassi": pesano come macigni le parole del presidente provinciale di Confesercenti Nicola Scolamacchia, che durante l’assemblea annuale dell’associazione ha espresso tutte le perplessità, i dubbi e le critiche verso le scelte dell’amministrazione Fabbri accumulate negli ultimi mesi tra i commercianti ferraresi. Critiche che culminano in un netto ed esplicito attacco al piano di riqualificazione Feris – e in particolare al progetto di un nuovo ipermercato in via Caldirolo – ma che investono anche i rapporti tra Comune ed Hera, con l’accordo per la stabilizzazione dei costi della geotermia definito "totalmente insoddisfacente" dal presidente di Confesercenti. Con la richiesta all’assessore al commercio Angela Travagli, seduta in prima fila, di nuove misure per contrastare la crisi che si sta abbattendo sulle piccole imprese. Mentre il commissario straordinario della Camera di Commercio Paolo Govoni esorta a "una maggiore collaborazione istituzionale, perchè si è confidato troppo nella capacità di resistere delle imprese". Insomma: se fino a pochi giorni fa la giunta Fabbri aveva derubricato le lamentele a meri attacchi politici da parte dell’opposizione o del mondo ambientalista, le pacate ma nettissime critiche provenienti dall’assemblea di Confesercenti potrebbero far scattare un vero campanello d’allarme all’interno della maggioranza. Questa volta infatti a mettere le scelte dell’amministrazione sul banco degli imputati è una parte rappresentativa dell’imprenditoria ferrarese, e con argomentazioni ben poco ideologiche e basate su costi, bilanci e livelli occupazionali. A dare il via all’analisi di Scolamacchia è il tema del caro energia, definito "il primo driver che determina la spinta dell’inflazione, erode i redditi delle imprese e sottrae potere di acquisto ai consumatori". Un problema che secondo il presidente di Confesercenti avrebbe potuto trovare a Ferrara una parziale soluzione attraverso la geotermia, ma che si è invece ingigantito a causa delle politiche di Hera. "Il teleriscaldamento è la grande occasione persa di questo territorio – afferma Scolamacchia – . Ferrara dispone infatti di una fonte energetica dai costi pressoché indipendenti dagli scenari internazionali, ma purtroppo già a febbraio ne denunciavamo una fortissima e irragionevole crescita delle tariffe. Hera si è rivelata sorda alle nostre richieste, giungendo in grave ritardo a offrire una riduzione tariffaria del 20% dopo aver applicato aumenti superiori al 200%". Un adeguamento che Scolamacchia definisce "largamente insoddisfacente, vessatorio verso utenze che ci sembrano gestite con un approccio monopolistico determinato a estrarre il massimo profitto dal territorio". Da qui la richiesta al Comune, che detiene il 6% delle azioni Hera, di "adoperarsi per evitare il perpetuarsi di danni economici ingiustificabili verso i propri contribuenti". Ma se l’accordo Comune-Hera è rimandato al prossimo appello, la vera bocciatura è quella che investe il piano Feris, mai richiamato esplicitamente ma chiaramente al centro delle critiche del presidente Confesercenti: "Questo territorio sconta da tempo una spropositata presenza della grande distribuzione, record a livello nazionale con oltre una decina di marchi nel solo Comune di Ferrara, ma senza benefici riscontrabili".  È per questo che secondo Scolamacchia "non possiamo credere alla favola che una nuova grande superficie di vendita porterà nuova concorrenza e prezzi più bassi, così come siamo stanchi di sentire che si creerà nuova occupazione, dato che la torta da spartirsi, i consumi dei residenti, è sempre la stessa. L’unica mira che può avere un nuovo insediamento è di sottrarre consumi e posti di lavoro agli operatori esistenti". Insomma: un vero e proprio attacco frontale a uno dei progetti maggiormente sponsorizzati dall’amministrazione Fabbri, definito da Scolamacchia come "un gioco che, nella migliore delle ipotesi, sarà a somma zero, ma che spesso genera invece nette perdite occupazionali".

Cronaca

di Ruggero Veronese

"Non possiamo credere alla favola che una nuova grande superficie di vendita porterà nuova concorrenza e prezzi più bassi": pesano come macigni le parole del presidente provinciale di Confesercenti Nicola Scolamacchia, che durante l’assemblea annuale dell’associazione ha espresso tutte le perplessità, i dubbi e le critiche verso le scelte dell’amministrazione Fabbri accumulate negli ultimi mesi tra i commercianti ferraresi. Critiche che culminano in un netto ed esplicito attacco al piano di riqualificazione Feris – e in particolare al progetto di un nuovo ipermercato in via Caldirolo – ma che investono anche i rapporti tra Comune ed Hera, con l’accordo per la stabilizzazione dei costi della geotermia definito "totalmente insoddisfacente" dal presidente di Confesercenti. Con la richiesta all’assessore al commercio Angela Travagli, seduta in prima fila, di nuove misure per contrastare la crisi che si sta abbattendo sulle piccole imprese. Mentre il commissario straordinario della Camera di Commercio Paolo Govoni esorta a "una maggiore collaborazione istituzionale, perchè si è confidato troppo nella capacità di resistere delle imprese". Insomma: se fino a pochi giorni fa la giunta Fabbri aveva derubricato le lamentele a meri attacchi politici da parte dell’opposizione o del mondo ambientalista, le pacate ma nettissime critiche provenienti dall’assemblea di Confesercenti potrebbero far scattare un vero campanello d’allarme all’interno della maggioranza. Questa volta infatti a mettere le scelte dell’amministrazione sul banco degli imputati è una parte rappresentativa dell’imprenditoria ferrarese, e con argomentazioni ben poco ideologiche e basate su costi, bilanci e livelli occupazionali.
A dare il via all’analisi di Scolamacchia è il tema del caro energia, definito "il primo driver che determina la spinta dell’inflazione, erode i redditi delle imprese e sottrae potere di acquisto ai consumatori". Un problema che secondo il presidente di Confesercenti avrebbe potuto trovare a Ferrara una parziale soluzione attraverso la geotermia, ma che si è invece ingigantito a causa delle politiche di Hera. "Il teleriscaldamento è la grande occasione persa di questo territorio – afferma Scolamacchia – . Ferrara dispone infatti di una fonte energetica dai costi pressoché indipendenti dagli scenari internazionali, ma purtroppo già a febbraio ne denunciavamo una fortissima e irragionevole crescita delle tariffe. Hera si è rivelata sorda alle nostre richieste, giungendo in grave ritardo a offrire una riduzione tariffaria del 20% dopo aver applicato aumenti superiori al 200%".
Un adeguamento che Scolamacchia definisce "largamente insoddisfacente, vessatorio verso utenze che ci sembrano gestite con un approccio monopolistico determinato a estrarre il massimo profitto dal territorio". Da qui la richiesta al Comune, che detiene il 6% delle azioni Hera, di "adoperarsi per evitare il perpetuarsi di danni economici ingiustificabili verso i propri contribuenti". Ma se l’accordo Comune-Hera è rimandato al prossimo appello, la vera bocciatura è quella che investe il piano Feris, mai richiamato esplicitamente ma chiaramente al centro delle critiche del presidente Confesercenti: "Questo territorio sconta da tempo una spropositata presenza della grande distribuzione, record a livello nazionale con oltre una decina di marchi nel solo Comune di Ferrara, ma senza benefici riscontrabili". 
È per questo che secondo Scolamacchia "non possiamo credere alla favola che una nuova grande superficie di vendita porterà nuova concorrenza e prezzi più bassi, così come siamo stanchi di sentire che si creerà nuova occupazione, dato che la torta da spartirsi, i consumi dei residenti, è sempre la stessa. L’unica mira che può avere un nuovo insediamento è di sottrarre consumi e posti di lavoro agli operatori esistenti". Insomma: un vero e proprio attacco frontale a uno dei progetti maggiormente sponsorizzati dall’amministrazione Fabbri, definito da Scolamacchia come "un gioco che, nella migliore delle ipotesi, sarà a somma zero, ma che spesso genera invece nette perdite occupazionali".

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