Ferrara, coniugi uccisi. La madre dell'omicida si dispera

Intervista alla madre del 17enne fermato con il 16enne Riccardo Vincelli per la mattanza di Pontelangorino: "Vita distrutta, ha ammazzato anche noi"

Coniugi uccisa a Ferrara, a sinistra la mamma del killer (Businesspress)

Coniugi uccisa a Ferrara, a sinistra la mamma del killer (Businesspress)

Ferrara, 13 gennaio 2017 - «La nostra vita è disfatta. Finita. Manuel quella notte ha ucciso anche noi. Ma non potrò mai lasciarlo solo...». Monica si stringe tra le spalle. Gli occhi sono gonfi come palloni, non ha più lacrime da versare. A Caprile, minuscola frazione del Basso Ferrarese a due passi dalla villetta dell’orrore di Pontelangorino dove vivevano i coniugi Vincelli, il freddo è pungente. Monica è la mamma di Manuel Sartori, il 17enne fermato con l’amico Riccardo Vincelli (16 anni) per l’omicidio di Nunzia e Salvatore, genitori di quest’ultimo. È stata lei a vederli poco dopo la carneficina all’alba di martedì.

Alle 5.30 suo figlio è tornato a casa. Con lui c’era Riccardo? «Sì. Li ho sentiti entrare, sono scesa dal letto. Manuel era pallido, mi ha detto ‘mamma ho la febbre’. Così gli ho dato la tachipirina». E l’amico? «Normalissimo. Scherzavano come sempre. Era stato lui ad accompagnare Manuel con il motorino». Come se non fosse successo nulla nella villetta dei Vincelli? «Sì, esattamente. Si sono messi a giocare alla Playstation così li ho salutati e sono tornata a dormire». Nemmeno un briciolo di tensione? «No, li ho trovati normali come sempre». Poi? «Quando mi sono risvegliata ho visto che Riccardo aveva dormito da noi. Si sono alzati alle 10.30, hanno fatto colazione e pranzo, alle 13 Riccardo è andato via». Ed è rimasta da sola con suo figlio. Come lo ha trovato? «Come sempre. Mai avrei pensato di avere di fronte un assassino. Mai... È andato in camera e alle 17 è tornato da me in lacrime». Si era pentito? «Mi ha detto: ‘mamma ti devo raccontare una cosa bruttissima. Hanno ucciso i genitori di Riccardo’. Hanno, mi ha detto. Mi si è gelato il sangue». Con suo padre, ignaro di tutto, è andato davanti alla villetta dell’orrore. «Sì, con me Manuel continuava a dire che era dispiaciuto per l’amico». Da quanto tempo si conoscevano? «Dall’infanzia. Sempre insieme e Riccardo era spesso a casa nostra». Nunzia e Salvatore li conoscevate? «Eccome. Bravissima gente. Quante volte siamo andati a cena nel loro ristorante sulla Romea con tutti i figli». Martedì sera lei e suo marito venite convocati in caserma. Manuel lo avete visto? «No, lo stavano interrogando e non capivamo perché lo tenessero dentro tutto quel tempo. Fino a quando è crollato dopo 11-12 ore. In quel momento l’abbiamo visto, è venuto verso di noi disperato. Mio marito lo ha preso a schiaffi dalla rabbia». Manuel potrebbe aver preso l’ascia in mezzo ai vostri attrezzi?  «Sì, forse nel garage». I rapporti con lui come erano? «Normali, come tante altre famiglie. Ho tre figli, uno dei quali gravemente malato. Avevamo già pagato a caro prezzo la vita, invece ora dobbiamo convivere con l’idea di avere cresciuto un assassino. Mio figlio, 17 anni appena. Pazzesco». Signora, e adesso? «Abbiamo paura che cerchi di togliersi la vita. Anche per questo non possiamo lasciarlo solo. Come mamma non lo abbandonerò, è pur sempre mio figlio. Nonostante tutto».

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