"Conservatorio, nuova sede e più apertura"

Roberto Manuzzi si candida alla guida del Frescobaldi: "Siamo uno scrigno di saperi e competenze. Valorizzare le tradizioni classiche"

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di Federico Di Bisceglie

Da più di quarant’anni, le dita sfiorano i tasti del suo inseparabile sassofono. Dai palchi del concertone del primo maggio accanto a Guccini, fino ai più raffinati club jazzistici. Roberto Manuzzi è un artista navigato che ha fatto, diverso tempo fa, la scelta di restituire il suo sapere ai ragazzi più giovani attraverso l’insegnamento. E’ stata sua l’idea, ormai lustri or sono, di aprire il triennio jazz al Conservatorio. Proprio quel Frescobaldi che, con entusiasmo, si candida a guidare a partire proprio da oggi e per il prossimo triennio. Le elezioni si terranno al teatro Comunale e vedono in lizza, oltre a lui, la docente Annamaria Maggese.

Manuzzi, come nasce questa candidatura?

"La mia è un’idea più ampia, che travalica la candidatura stessa. L’impegno per il Conservatorio estense, per me, rappresenta una declinazione culturale a 360 gradi. In qualche modo questo è un tassello che corona un impegno nella cultura ferrarese che affonda radici lontane nel tempo".

La sua storia parla chiaro. La ‘blue’ note è la sua cifra peculiare: con lei sarà un conservatorio più orientato al jazz?

"In realtà questa potrebbe essere la prima impressione. Ma la vera sfida che mi pongo, qualora dovessi diventare il direttore del Frescobaldi, è quella di valorizzare le tantissime professionalità presenti al conservatorio, a partire proprio dalle discipline ‘classiche’. Il conservatorio deve proseguire e preservare il suo lungo corso di tradizioni ed eccellenze, promuovendo le ‘classi’ di altissimo livello che vanta".

A cosa fa riferimento in particolare?

"Le eccellenze sono davvero tante. Sicuramente il Frescobaldi eccelle per i corsi di archi, di lirica di pianoforte".

Lei ha anche alle spalle un percorso che lambisce la musica classica?

"In effetti le mie ’origini’ musicali sono proprio ’classiche’. Ho infatti, per diversi anni, preso parte a orchestre sinfoniche e di musica da camera. Peraltro, il mio primo diploma in sassofono, conseguito a Bologna, è stato proprio in sassofono classico. Dunque si può dire che in un certo senso la mia formazione sia ’ibrida’. Ed è per questo che uno di miei obiettivi, come ho detto, è quello di valorizzare questo tratto peculiare ’classico’ del conservatorio Frescobaldi".

Nell’immaginario collettivo il conservatorio è ancora forse legato a un retaggio di autoreferenzialità. Che fare per sradicare questo pregiudizio?

"E’ vero. Spesso il conservatorio sconta questo stigma, che occorre eradicare. L’unico modo per farlo è far ‘penetrare’ il conservatorio nella vita culturale della città. Solo in questo modo, le persone potranno rendersi davvero conto di che cosa rappresenta e di che patrimonio racchiude al suo interno. Un patrimonio che deve essere sempre più diffuso e difeso".

Tanto è stato fatto in questi anni per cercare di ’aprire’ il conservatorio alla città.

"Certo, sono stati ottenuti risultati invidiabili, ma la strada da fare è ancora tanta. E credo che un buon viatico per rilanciare il Frescobaldi passi anche dall’avere una sede più adeguata".

Si spieghi.

"Il nostro conservatorio vanta oltre 400 allievi. Attualmente abbiamo una sede, e le lezioni si volgono in diversi punti della città (da casa Cini al Torrione). Credo che una nuova sede più funzionale alle esigenze dei ragazzi e che ampli le 18 aule di cui attualmente disponiamo, sarebbe senz’altro un passo avanti significativo. Sotto questo profilo abbiamo già un’interlocuzione in corso con il Comune per i locali dei Bagni Ducali. Anche questa, è una bella sfida".