Contagi boom, ma Ferrara non cambia colore

La Regione resta arancione e non scattano ulteriori restrizioni. Fabbri: "Manteniamo comunque elevati il monitoraggio e il controllo"

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Ferrara non cambia colore, almeno per qualche altro giorno. Diversamente dalla Romagna che invece entra in zona rossa per decisione della Regione. E c’è la speranza che nel nostro territorio i numeri del contagio, che anche ieri hanno evidenziato dati allarmanti, possano contenersi. Si resta dunque in ’arancione’, anche se questo non rappresenta una sorta di passepartout per comportamenti troppo disinvolti, o addirittura sconsiderati. Perché i dati parlano: ieri i tamponi positivi sono stati ben 192, a fronte di altri 728 con esito negativo. Si tratta di un picco quasi assoluto dall’inizio della pandemia; e analizzando la distribuzione dei casi in provincia, spicca la situazione di Cento, con ben 69 nuovi contagiati (a fronte di altri 166 tamponi negativi), quasi il doppio rispetto alla città dove nelle ultime ventiquattro ore si registrano 37 nuovi positivi e 219 tamponi negativi. In totale gli asintomatici sono 143. Ma il bollettino, che si apre con la notizia di altri quattro decessi (tutti uomini, dai 92 ai 71 anni), accende un’altra spia. Quella delle persone per cui è scattato l’isolamento domiciliare in attesa del tampone molecolare: ben 816, record in questo caso già omologato. Le persone clinicamente guarite sono 49, 7 invece quelle ricoverate all’ospedale di Cona, a fronte di 4 pazienti dimessi.

Siamo partiti dai numeri per far capire che restare in ’zona arancione’ non può far gridare al successo, specie se si considera anche che i posti in terapia intensiva sono completi ormai da due giorni e che l’indice Rt (quello che misura la trasmissibilità del virus) oscilla oggi, nel Ferrarese, tra l’1,2 e l’1,3. Parte anche di qui il commento del sindaco Alan Fabbri: "La conferma dell’Emilia-Romagna in zona arancione è una notizia confortante, pur nelle perduranti e generali difficoltà – dice il primo cittadino –. Questa decisione conferma la scelta azzeccata di adottare misure su base provinciale o distrettuale. Ringrazio quindi la Regione e il presidente Bonaccini per aver ascoltato i territori, compreso il parere di territori come il nostro, sicuramente meno colpiti, che chiedevano azioni differenziate per le singole aree, sulla base dei dati del contagio". Guardando proprio i dati delle singole province, si vede che ieri rispetto ai 192 nuovi contagiati di Ferrara ne contano 753 Bologna e 701 Modena, con Reggio Emilia a 328, Ravenna e Rimini a 268. Province che insieme a Cesena e Forlì (che hanno dati inferiori a quelli di Ferrara) entrano invece in zona rossa, proprio per la valutazione territoriale.

Ma restiamo alle considerazioni di Fabbri: "L’attenzione sulla sicurezza sanitaria e sulla prevenzione deve rimanere alta e continuerà il monitoraggio attento dei dati – prosegue il sindaco –. Pur nelle limitazioni ancora vigenti e confermate, la possibilità per le attività economiche di non essere soggette a ulteriori restrizioni e blocchi, che sarebbero stati per molti il colpo di grazia economico, scongiura sicuramente una situazione che, nel caso di uno scivolamento in zona rossa, sarebbe stata insostenibile. Confidiamo che ora si proceda spediti sulla partita dei vaccini. Ferrara, anche e soprattutto grazie alla partenza dell’hub alla Fiera, sta dando prova di efficienza. Ma è fondamentale garantire l’approvvigionamento in quantità e continuità. I primi segnali del governo, da questo punto di vista, sono stati positivi, penso alla scelta del presidente Draghi di bloccare l’export del vaccino Astrazeneca. Ora occorre procedere in fretta anche su soluzioni, come lo Sputnik, troppo a lungo ignorate". A proposito di vaccini, le somministrazioni effettuate sono poco meno di 38mila (di queste più di 25mila prime dosi e 12.661 seconde dosi); per quanto riguarda in particolare le forze dell’ordine, nell’elenco sarà inserito anche il personale dell’Aeronautica. E già la prossima settimana tutti gli agenti dei corpi principali avranno ricevuto la prima dose di AstraZeneca.

Stefano Lolli