Contagi in calo, regione verso l’arancione Negli ospedali meno ricoveri ma più gravi

Cresce la possibilità di uscire, già lunedì, dalla ’zona rossa’. L’incidenza è scesa in una settimana di 100 punti su scala provinciale

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di Stefano Lolli

Il rosso è meno acceso. La virata verso l’arancione non è ancora completa, ma l’emergenza Covid – almeno sotto il profilo dei contagi – inizia a raffreddarsi. Il tasso di incidenza, che una settimana fa era di 352 ogni 100mila abitanti, è sceso su scala provinciale a 256,6: poco sopra, dunque, la soglia fissata per la permanenza (o meno) in zona rossa. A Ferrara città il dato è calato di quasi cento punti (da 286,2 a 189,5), e anche a Cento si registra un netto miglioramento. Se il 1° aprile il dato di 701,9 aveva innescato l’allarme, ora con 386,2 anche la città del Guercino sembra imboccare la strada – comunque sofferta – dell’uscita dal tunnel. Resta critica invece la situazione di Terre del Reno, dove con 65 positivi su 9.956 abitanti l’incidenza resta molto elevata: 652,9. Numeri ancora sopra la soglia a Vigarano Mainarda (406,2) e Portomaggiore (395,2), ma il record assoluto questa settimana tocca a Goro, che con 46 casi su 3.646 abitanti tocca uno stratosferico 1.261,7.

Conta, comunque, la media provinciale; e oltre ai dati diffusi in Conferenza sociosanitaria (dove per l’Azienda Usl è intervenuto il direttore sanitario Emanuele Ciotti), anche il bollettino quotidiano diffuso dalla direzione medica dell’ospedale e dal Dipartimento di Sanità Pubblica parla di un numero di contagi che, tendenzialmente, sta rientrando a livelli più tollerabili. L’ultima rilevazione parla di 88 nuovi casi, dei quali 61 asintomatici, a fronte di altri 484 tamponi molecolari con esito negativo. Il numero delle persone dichiarate clinicamente guarite resta, ancora una volta, più alto: 144 nelle ultime ventiquattro ore.

Meno evidenti i segnali di miglioramento sul versante ospedaliero, anche se il commissario straordinario Paola Bardasi, per la prima volta da settimane, ha espresso un barlume di ottimismo: "La pressione, pur elevata, sembra essersi stabilizzata". Si resta comunque nello scenario 4, e con una dotazione di posti letto Covid (192) che come noto è stata potenziata, nell’ultimo mese, di 70 posti: "L’occupazione delle terapie intensive resta al 100% – prosegue la Bardasi –, c’è invece un lieve decremento sui reparti Covid non intensivi". Dal 98% della scorsa settimana si è scesi al 92%, non è molto ma anche piccoli segnali di fiducia aprono il cuore: così come il calo dei ricoveri. che dai 100 della settimana tra il 24 al 30 marzo sono calati a 80. Tanti comunque, e purtroppo "relativi a pazienti più gravi – dice la Bardasi –, ma anche a giovanissimi". Il fenomeno nuovo, e doloroso, di questa terza ondata, è infatti rappresentato dall’ingresso in ospedale di tanti bambini (ben 20, da febbraio, quelli ricoverati nella pediatria Covid), sintomo dell’aggressività della variante inglese, che rappresenta oggi il ceppo prevalente del virus.

Tornando al bollettino quotidiano, si contano infine altri sette decessi; quattro uomini (rispettivamente di 75, 81, 71 e 86 anni) e tre donne (79, 74 e 77 anni). Il totale delle vittime, da inizio della pandemia, sfiora ormai gli ottocento (alla giornata di mercoledì, eravamo a 796, con una lieve prevalenza delle donne, 405, sugli uomini, 391). Infine sono 197 le persone entrate in isolamento domiciliare, a fronte delle 234 che sono state liberate da questo vincolo cautelare.