FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Contrabbando d’acciaio. Importano bobine cinesi spacciate per coreane. Sequestro milionario

Sotto lente della guardia di finanza un’azienda ferrarese e una lombarda. Tre gli indagati per aver evaso i tributi doganali con false dichiarazioni.

Contrabbando d’acciaio. Importano bobine cinesi spacciate per coreane. Sequestro milionario

Sulla vicenda hanno indiagato i militari delle fiamme gialle

Importavano acciaio cinese spacciandolo per sudcoreano. Un trucchetto che, secondo le ricostruzioni della guardia di finanza, gli avrebbe garantito un notevole risparmio dal punto di vista dei dazi doganali. Si parla infatti di 2,4 milioni che le aziende coinvolte (una con sede a Ferrara e l’altra a Varese) avrebbero evitato di sborsare. Un risparmio che è però ritenuto illecito dagli inquirenti che, nei giorni scorsi, hanno eseguito un sequestro preventivo da 2,4 milioni a carico delle due società che operano nella commercializzazione di bobine di acciaio inossidabile. La misura è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari al termine delle indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, coordinati dall’ufficio bolognese della procura europea. L’inchiesta, condotta attraverso intercettazioni e l’analisi di documenti sequestrati nel corso di perquisizioni eseguite tra Ferrara, Varese, Milano e La Spezia, ha fatto emergere oltre 110 presunte operazioni di importazione di acciaio con l’evasione dei tributi doganali, oltre alla falsità delle dichiarazioni presentate all’Agenzia delle Dogane proprio in riferimento all’origine del prodotto. Sotto la lente dei finanzieri sono finiti i tre responsabili delle aziende, ora indagati per contrabbando doganale e falsità ideologica. Secondo le contestazioni, gli imprenditori avrebbero attestato falsamente l’origine dell’acciaio, spacciandolo per proveniente dalla Corea del Sud mentre in realtà si trattava di metallo cinese.

In questo modo, come anticipato, avrebbero ‘dribblato’ il tributo che pesa sui prodotti provenienti dalla Cina (il cosiddetto dazio anti-dumping). Le società, a quanto si apprende, rispondono della responsabilità amministrativa del reato, trattandosi di presunti illeciti commessi dagli amministratori nell’interesse delle stesse aziende che sarebbero risultate prive dei presidi richiesti per legge per prevenire reati di questo genere.

I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2021 e il 2023. Dei 2,4 milioni posti sotto sequestro, trecentomila sarebbero a carico della società lombarda (da tempo in rapporti commerciali con quella estense, la quale avrebbe piazzato una partita di acciaio) e il resto a carico di quella ferrarese. Al momento dell’esecuzione del provvedimento, l’intera somma al centro del sequestro è stata rinvenuta sui conti delle società. Sigilli anche per alcune bobine di acciaio, perché ritenute importate con la falsa documentazione. "L’intervento portato a termine da procura europea e fiamme gialle – fanno sapere dal comando di via Palestro – ha consentito di porre un freno a una condotta che, oltre agli importanti aspetti di natura evasiva, riverbera gravi conseguenze sul mercato del prezioso materiale in ragione della concorrenza sleale che si genera".