Controlli ’telefonati’ sui migranti "Mi era stato suggerito di fare così"

L’allora viceprefetto Martorano, indagato nell’Operazione "Ventisette e cinque", avrebbe raccontato in sede di interrogatorio al pm come la prassi fosse stata indicata dagli Uffici di prefettura

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di Cristina Rufini

Un’inchiesta lunga e articolata quella che ruota attorno alla ’spartizione’ dei soldi per l’accoglienza dei migranti, conosciuta come l’operazione ’Ventisette e cinque’, dalla cifra a migrante che veniva incassata in questo caso dalla cooperativa Vivere qui. Indagine che ha già vissuto passaggi e decisioni importanti come le archiviazioni di alcuni degli indagati che erano finiti nel mirino della Procura di Ferrara. Tra questi il dipendente interinale della Asp Alberto Dalfreddo (assistito dall’avvocato Carmelo Marcello) che è stato stralciato dall’inchiesta dallo stesso pubblico ministero titolare dell’inchiesta Andrea Maggioni, perché è emerso il suo effettivo ruolo di educatore all’interno dell’Asp e non di controllore. Ma il ’grosso’ dell’inchiesta deve ancora passare l’esame di un giudice, considerando che solo di recente sono stati consegnati dalla Guardia di finanza, i cinque avvisi di chiusura indagini agli altrettanti indagati. Sul piatto ci sono 400mila euro su cui fare chiarezza: 57.779 quale denaro utilizzato per acquisto di beni non finalizzati all’accoglienza e ben 354.512 euro di prelievi in contanti su cui la Procura contesta sia la modalità – ritenendolo un uso improprio del denaro che comunque è a destinazione pubblica – che la giustificazione data da alcuni indagati in sede di indagine, cioè che sarebbero stati consegnati in contanti ai migranti per le loro necessità. Una modalità su cui comunque gli inquirenti chiedono di vedere attestazioni. Per questo filone di indagine, con le accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico e materiale e frode sono sotto inchiesta Thomas Antogni e Natalie Djoum, rispettivamente presidente e vice presidente della cooperativa di accoglienza Vivere qui, ed Eva Lombardelli, consigliere e ritenuta amministratrice di fatto della stessa coop. Sarebbero stati loro in concorso secondo il castello accusatorio del pm Maggioni a spendere illegalmente i soldi dati per accogliere i migranti, in viaggi, abbigliamento e altro.

Controlli ’telefonati’. Ma un ruolo non secondario è ricoperto dal filone che riguarda i controlli nei cinque centri di accoglienza tra Poggio Renatico e Vigarano Mainarda: quelli che spettavano all’allora viceprefetto Vincenzo Martorano e all’allora funzionario dell’Asp Valentina Marzola, entrambi accusati di avere omesso un adeguato controllo dei centri. Anzi secondo l’ipotesi del pm di averli proprio ’telefonati’, cioè annunciando con alcuni giorni di anticipo la visita per valutare la pulizia e la dotazione di tutto il necessario, come da capitolato. Una ’pratica’ che sarebbe ’impressa’ anche in intercettazioni telefoniche e che sarebbe stata spiegata dallo stesso ex-viceprefetto come una ’pratica’ suggerita dai suoi vertici. Cioè dagli Uffici di prefettura. Una tesi tutta da dimostrare e che già in fase di indagini sarebbe stata smentita dallo stesso rappresentante del Governo.