Ferrara, nuove indagini sulla gestione dei migranti: altre coop nel mirino della procura

Intanto ieri si è svolta l’udienza preliminare per i cinque imputati dell’operazione ’Ventisette e cinque’. La prossima fissata al 26 gennaio

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Ferrara, 7 dicembre 2022 – Mentre l’inchiesta sull’accoglienza dei migranti da parte della cooperativa ’Vivere qui’ ieri è entrata nel vivo della fase processuale, con l’udienza davanti al gup Sandra Lepore, spunta un’inchiesta bis su cooperative e altre strutture che a vario titolo, in provincia, hanno gestito l’accoglienza di migranti e stranieri in generale e che a brevve dovrebbe giungere a conclusione. A coordinare le indagini anche in questa nuova inchiesta, il pubblico ministero Andrea Maggioni che si è occupato dell’inchiesta Ventisette e cinque sulla gestione di ’Vivere qui’ che ha preso il nome dalla cifra destinata giornalmente alla cooperativa finita sotto esame per l’accoglienza di ogni migrante. Al termine di articolarti accertamenti, il pubblico ministero Maggioni ha chiesto il processo per il presidente della cooperativa Thomas Antogni, la sua vice Natalie Djoum e l’amministratrice di fatto della stessa cooperativa, Eva Lombardelli. A loro la procura di Ferrara contesta l’utilizzo improprio di soldi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti, che si è concretizzata nella richiesta di rinvio a giudizio con la contestazione dei reati di truffa aggravata, falso e inadempimento di contratti di pubbliche forniture per i tre soci della cooperativa e l’abuso d’ufficio per Valentina Marzola , funzionaria dell’Asp, e di Vincenzo Martorano, all’epoca dei fatti vice prefetto. Questi due accusati di abuso d’ufficio per aver sostanzialmente ’telefonato’ i controlli che periodicamente i soggetti istituzionali deputati a compierli sono chiamati ad eseguire. In sostanza, secondo il castello accuasatorio Martorano e Marzola avveritvano i vertici della ’Vivere qui’ qualche giorno prima.

In aula. Nel corso dell’udienza preliminare, ieri davanti al giudice Lepore, alcuni avvocati difensori hanno sollevato qualche- eccezioni. Alcune procedurali,sulla regolarità della notifica dell’avviso di chiusura indagine da parte del pm e sulla notifica della fissazione dell’udienza preliminare. Nel primo caso, il pm Maggioni ha tenuto a sottolineare la regolarità della notifica. Una terza eccezione, quella più corposa e importante, riguarda l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche sollevata dagli avvocati Fabio Anselmo per Marorano e di Stefano Scafidi per i vertici di ’Vivere qui’, in particolare nei confronti degli imputati Marzola e Martorano, che sono accusati di abuso d’ufficio, reato che non prevede la possibilità di intercettare l’indagato. Su questo e sulle altre eccezioni il giudice scioglierà la riserva nel corso della prossima udienza, quando le difese dovranno anche fare istanza di eventuale richieste di essere giudicati con i riti alternativi. L’avvocatura di Stato si è costituita parte civile nei confonrti di Marzola e Martonarono, mentre Asp nei confronti dei tre imputati della cooperativa, respinta quella nei confronti di Marzola e Martorano.

L’inchiesta. Le indagini della Guardia di finanza, coordinata dal pm Maggioni risalgono al 2018, quando iniziarono gli accertamenti sulla cooperativa che gestiva all’epoca cinque centri di accoglienza tra Poggio Renatico e Vigarano , su come venivano destinati utilizzati i soldi destinati alla cooperativa per gestire i migranti. Inchiesta che ha portato alla scoperta, sempre secondo le accuse della procura di un utilizzo non consono di una cifra attorno a 407mila euro, tra il 2015 e il 2018: 52mila per acquisti ritenuti dagli inquirenti estranei al progetto di accoglienza e 354mila di prelievi in contanti non impiegati correttamente, tra spese non destinate specificatamente all’accoglienza e viggi da parte dei vertici di Vivere qui. Mentre a Marzola e Martorano il pm contesta di avere avvertito la cooperativa prima dei controlli periodici sulle condizioni dell’accoglienza dei migranti.