Ferrara, chiude la cornetteria in piazza Verdi. "Basta alcol e movida"

Giuseppe Russo annuncia la chiusura di SempliSce: "Il lockdown mi ha aperto gli occhi, non voglio più passare le notti tra giovani sballati"

Uno scorcio di piazza Verdi

Uno scorcio di piazza Verdi

Ferrara, 25 maggio 2020 - "Il lockdown ha rappresentato, psicologicamente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Addio piazza Verdi, addio movida, addio giovani sballati d’alcol". Giuseppe Russo, titolare di ‘SempliSce’ (ma per molti, ancora, ‘Los Cornetteros’), annuncia la chiusura. "Finirò le scorte e poi abbasserò la saracinesca. Resterò nel settore, ma non qui e non così". E’ il primo esercente a mettere, idealmente, il cartello ‘chiuso per Covid’. "Il cartello non c’è, la decisione è già chiara in testa. A febbraio avevo già un acquirente, pronto a subentrarmi. Da aprile non risponde più al telefono. Però la pandemia è solo uno dei motivi, forse non il principale". Cosa altro c’è oltre al Covid? "Potrei dire che a 46 anni sono troppo vecchio per continuare a chiudere alle 3 di notte, non vedere mia figlia crescere, scoprire solo durante questa quarantena che faccia hanno Bruno Vespa e Carlo Conti. In realtà è il contesto che non mi motiva più". Per contesto intende pi azza Verdi e la movida? "Non voglio essere frainteso: nel 2007, quando ho aperto Los Cornetteros, c’erano solo Michelone del Messisbugo e l’Acquapazza. Avevo scelto la zona perché aveva, e oggi ne ha ancora di più, potenzialità eccellenti. E sulla movida ho costruito il mio primo locale, a Trani. Adesso però le cose hanno preso una piega che non mi piace più, e su cui non ho mai voluto basare la mia attività". E cioè? "L’alcol. Oggi rendono i locali che vendono gin & tonic, cocktail e birre, poco importa se a 7 euro o a un euro, l’importante è fare volumi. Per i ragazzi sballarsi è un fenomeno culturale. Non faccio il moralista, poi anche io lavoro perché quando si beve bisogna anche mangiare qualcosa, ma è un modello di business che non mi rappresenta più. Perciò, finito quello che ho in magazzino, arrivederci, da un’altra parte e con un’altra formula". E con un altro nome, visto che Semplici, cui aveva dedicato la cornetteria, non allena più la Spal. "Potrei chiamarlo ‘Petagno’, ma mi sembra sia già del Napoli". Quanto ha inciso la situazione di piazza Verdi, con le polemiche che ormai da un anno si susseguono per i ritrovi giovanili?. "Lo dico contro il mio interesse, perché sino a quando c’erano gli universitari, specie tra ottobre e novembre dello scorso anno, non ho mai fatto incassi tanto buoni: non vedo soluzioni ai problemi, ma annunci e palliativi. Capisco che non sia facile, ma la realtà è oggettiva. L’altra notte, alle 3,30 sembravano le 7 di sera, tutti senza mascherina, aggregati come ai tempi in cui l’unico virus temuto era quello del computer". Hanno inciso i costi di questi mesi? "Affitti e bollette non si sono fermati. Ho chiesto i 25mila euro di finanziamento, ovvero di debito, ma alla fine mi serviranno solo per pagare le spese del locale chiuso".