Coronavirus Ferrara, 50 pazienti isolati ma nessun contagio

Le persone sotto controllo stanno bene. Ci sono anche 15 sanitari del Sant’Anna: uno di loro è stato in contatto con un paziente positivo

Coronavirus, i sanitari indossano mascherine (FotoSchicchi)

Coronavirus, i sanitari indossano mascherine (FotoSchicchi)

Ferrara, 26 febbraio 2020 -  Nessun contagio a Ferrara. Sul nostro territorio, nelle ultime 24 ore, non si sono registrati casi di persone positive al test del Coronavirus. Salgono a 50, invece, le persone in isolamento domiciliare. Tutte quante stanno bene e non presentano sintomi.

Tra queste figurano anche 15 tra medici e infermieri del Sant’Anna. I camici bianchi sono stati messi in quarantena precauzionale perché uno di loro, di recente, si era recato a Piacenza a seguire un corso che aveva tra i relatori un medico risultato positivo al virus. Intanto, le condizioni del bambino di dieci anni che si trova ricoverato nel reparto di malattie infettive di Cona sono buone ma l’esito del test non c’è ancora. È probabile che il responso arrivi nelle prime ore di oggi.

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Il bambino, lo ricordiamo, originario di un Comune della provincia, è giunto in pronto soccorso lunedì mattina, dopo aver manifestato i sintomi dell’influenza. Un paziente definito dalle linee ministeriali come ‘caso sospetto’ in quanto figlio di un ambulante che ha lavorato fino alla settimana scorsa nelle zone del focolaio che si è creato a Vo’, un piccolo centro abitato dei Colli Euganei, nel Padovano.

Negativo anche il test della ragazza di 15 anni che da giorni era ricoverata al reparto di malattie infettive con la madre. La giovane, che vive in provincia, sta bene e nei prossimi giorni sarà dimessa. Nel frattempo, in ospedale continuano a essere eseguiti i tamponi naso-faringei a tutti coloro che, giunti in pronto soccorso dopo aver manifestato sintomi influenzali, specie febbre e tosse, risultano essere affetti da polmonite. I tamponi effettuati nella giornata di ieri fra l’ospedale di Cona e i nosocomi del Delta e Cento sono stati circa una decina che si aggiungono ai 73 già eseguiti. Il direttore generale dell’azienda Usl Claudio Vagnini, intanto, invita la popolazione a "non farsi prendere dal panico".

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«Solo una forbice fra il 15 e il 20 per cento si ammala di sindrome respiratoria acuta e si arriva alla ventilazione meccanica. Ma muore, in questo range, solo il 2%" dichiara l’infettivologo Marco Libanore che dà anche qualche rassicurazione in più per chi ha dei figli: "Nei bambini l’influenza di Wuhan non ha espressioni importanti. Sembra che i più giovani abbiano l’immunità più alta perché mostrano più resistenza a contrarre la malattia". Critiche alla direzione generale dell’Ausl arrivano invece dal sindacato dei medici Snami.

"Siamo totalmente insoddisfatti delle dotazioni che ci sono state fornite dall’azienda. Si ratta di mascherine per lo più inadeguate come tipo di livello di protezione e come numero" afferma il presidente Roberto Tieghi. "Chiediamo che ci vengano fornite indicazioni ben precise su come dobbiamo trattare i pazienti – aggiunge –: se vengono in ambulatorio mica li possiamo mandare via". I vertici di Ausl, già da lunedì, hanno chiesto che la Regione si faccia carico del problema di fornire le aziende di un numero adeguato di dispositivi di protezione. Ricordiamo che se si pensa di essere stati in una delle situazioni a rischio contagio, ma solo secondo quanto previsto dalle disposizioni ministeriali (viaggio in Cina o nei luoghi dei focolai di Lombardia e Veneto), è bene non recarsi in pronto soccorso ma telefonare al 118.

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