Coronavirus confini Emilia Veneto, di nuovo uniti dopo tante lotte

La cerimonia sul ponte sul Po, i sindaci di Ferrara e Occhiobello e i presidenti delle province si sono dati appuntamento dopo il via libera alla visita ai congiunti tra Emilia e Veneto

La cerimonia sul ponte

La cerimonia sul ponte

Ferrara, 20 maggio 2020 - Un tocco con il gomito, che in tempo di coronavirus è l’unica forma di contatto permessa, per ufficializzare la riapertura del confine regionale. Così il sindaco di Ferrara Alan Fabbri e la collega di Occhiobello Sondra Coizzi, ieri mattina, si sono idealmente stretti la mano sul ponte sul Po: ora è permesso oltrepassare il limite tra Emilia Romagna e Veneto – in entrambe le direzioni – per andare a visitare i congiunti. "È motivo di vanto e di orgoglio – ha puntualizzato Fabbri – riuscire a ricollegare due territori che lo sono sempre stati nella storia. Noi a Ferrara abbiamo tante persone, anche studenti, che provengono dal V eneto e che, finalmente, possono tornare a trovare i propri congiunti".

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Attenzione, però, a non trasgredire a questa s ingola ma fondamentale regola. "Serve essere molto responsabili in questa ‘Fase 2’ – ha aggiunto il primo cittadino ferrarese –. Per questo, e per sottolineare la linea comune tra noi e il Veneto, anche a Ferrara abbiamo deciso di rendere obbligatorio l’uso della mascherina. Ci allineiamo perché vogliamo evitare situazioni come quelle viste nei parchi e nelle piazze nello scorso fine settimana". Oltre due mesi di stop al passaggio della ‘frontiera’ regionale, identificata facilmente con il Grande fiume, hanno prodotto centinaia di richieste dei singoli cittadini.

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Si sono susseguite storie curiose e drammatiche, uniche e struggenti che, finalmente, sono solo un lontano ricordo. "È il coronamento di solleciti arrivati da entrambe le sponde – ha incalzato il sindaco di Occhiobello – da parte di gente che ha sofferto molto. Per oltre un mese con il collega Alan Fabbri abbiamo studiato tutte le situazioni possibili". Ma anche per lei, l’entusiasmo della riapertura del passaggio passa quasi in secondo piano davanti alla necessità di continuare a tenere alta l’attenzione sulle precauzioni: "Si va a visitare un congiunto – ha proseguito –, non a trovare gli amici, non a fare passeggiate, non ad organizzare feste o cene. Il virus è ancora in giro e temiamo una recrudescenza: non va, dunque, messa in pericolo ne la nostra vita ne tanto meno quella dei nostri congiunti".

Il via libera , dunque, è una sorta di prova di fiducia che gli stessi amministratori locali mettono sul tavolo nei confronti dei rispettivi cittadini. "Il momento è importante – ha sottolineato la presidente della Provincia di Ferrara Barbara Paron – ma è fondamentale che tutti si comportino seguendo le regole". Detto dei congiunti, quello che c’è da sapere è solo un’altra cosa: per andare al di là del confine, serve l’autocertificazione. Un documento semplice, che tutti noi abbiamo imparato a conoscere in questa fase di lockdown , su cui deve essere appunto specificato il motivo di passaggio da una regione all’altra. In tal senso, i prefetti di Ferrara e di Rovigo si sono già attivati per far si che le forze dell’ordine possano controllare in maniera capillare le ragioni dei transfrontalieri regionali.

"Speriamo – ha concluso il presidente della Provincia di Rovigo Iva Dall’Ara – che questa ‘riapertura’ sia solo l’inizio di un ritorno totale alla normalità. Attendiamo con fiducia il 3 giugno, quando la possibilità di spostamenti tra le varie regioni sarà definitivo". Per tutti, un ringraziamento sentito è andato ai due presidenti delle Regioni, Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) e Luca Zaia (Veneto): il loro accordo ha permesso, infatti, a molte persone di poter tornare a riabbracciare i propri cari. E così, dopo oltre settanta giorni di stop, il ponte sul Po torna davvero ad unire due sponde. Di fatto, due facce di una stessa medaglia, data la presenza di numerosi cittadini che, nel corso degli anni, si sono trasferiti da una parte o da ll’altra.