Coronavirus Ferrara, famiglia reclusa. "Siamo in sette, tra puzzle e compiti a casa"

Andrea Botti racconta la vita quotidiana di ‘recluso’ con moglie e cinque figli: "Ci spaventa l’incertezza, ma l’affrontiamo senza allarmismi"

Andrea Botti e la moglie con i figli nel divano di casa

Andrea Botti e la moglie con i figli nel divano di casa

Ferrara, 13 marzo 2020 - Cronache dalla reclusione. Prendete una famiglia numerosa. Sette i componenti totali (il figlio più grande vive da solo). Immaginate di vivere l’esperienza delle restrizioni contenute nei decreti ministeriali in una casa. Che, pur grande che sia, deve "dare a tutti la possibilità di stare bene". Ecco la famiglia Botti. Andrea, il padre, ci parla rassegnato. "Fino a mercoledì – dice – qualche passeggiata in bicicletta con le bambine più piccole in zone poco affollate (ad esempio l’argine del Po) si potevano fare. Ma, da ieri, è cambiato tutto".

Fino a mercoledì, quando Andrea accompagnava le piccole a svagarsi nei parchetti pubblici (a debita distanza dagli altri ovviamente), a casa c’era Anna, la figlia ventitreenne che, nel frattempo, aiutava i fratelli a fare i compiti e preparava il pranzo per tutti. "Mia moglie ed io – racconta Botti – abbiamo continuato a lavorare. Poi, ora mia moglie è in malattia e il mio lavoro è calato drasticamente. Ma andiamo avanti". La fatica più grande, comunque, rimane quella di trovare “per i bambini qualcosa di diverso da fare, giorno dopo giorno, fino almeno al 3 aprile".

Leggi anche Come capire se si è a rischio - Cosa cambia col decreto - Autocertificazione per viaggiare: il modulo

Almeno. Sì perché Andrea è convinto che "il giorno della ripresa non sarà il 3: a mio giudizio, le scuole, non riprenderanno prima di Pasqua". E allora, che si fa con cinque figli di età totalmente diverse che spaziano dai 23 ai sette anni, passando per i 21 i 16 e gli 11? "Ci si ingegna. L’altro ieri siamo andati a comprare un puzzle molto grande che ci sta impegnando tutti. Ma, prima o poi, anche quello sarà terminato...". Anche l’approccio dei figli ai compiti per la scuola, dice Botti, "è profondamente cambiato. Si fa fatica a garantire che i propri figli a casa da scuola siano costanti e che rimangano sui libri cinque ore".

Eppure, loro per primi, "non sono contenti di non poter frequentate le lezioni – spiega il padre –: inizialmente, sembrava fosse una vacanza. Poi però, le restrizioni si sono fatte via via più stringenti e ora, anche i bambini sono confusi". La sfida, in fondo, è un po’ anche questa. Spiegare ai bambini, senza cedere ad allarmismi, perché con il sole e la primavera che si affaccia prepotentemente nella prima decade di marzo, si deve stare in casa. "Ciò che ci spaventa – riprende – è l’incertezza: facciamo fatica a dare certe spiegazioni ai nostri figli". Eppure la vita "deve continuare". L’aspetto che la famiglia Botti teme meno di tutti è la chiusura – o meglio le restrizioni anche in questo caso – sugli orari di apertura dei supermercati. "Da sempre – racconta Andrea Botti – siamo abituati a fare molte cose in casa: dal pane alla pizza, finendo ai dolci. Per cui, la chiusura dei supermercati non ci preoccupa più di tanto. Magari, sarà l’occasione per riscoprire il mercato di dettaglio e comprare le mele dal fruttivendolo sotto casa". Una parte di preoccupazione, invece, è per uno dei figli più grandi. "Lavora in un ristorante – racconta – e, la prossima settimana, sarà in cassa integrazione. Come lui molti altri. Il mio auspicio, al di là di mio figlio, è che dopo il 3 aprile ci possa essere una riprese e che, anche in settori determinanti per il nostro territorio come la ristorazione e il turismo, si possa tornare a lavorare bene". Anche questa è la speranza di molti.

 

Coronavirus, i 10 comportamenti da seguire