Coronavirus, rientra il ferrarese bloccato in Cina

L’uomo era a Wuhan, epicentro del focolaio, per lavoro. Ora è in attesa alla Cecchignola

Coronavirus, controlli nelle situazioni a rischio (foto Dire)

Coronavirus, controlli nelle situazioni a rischio (foto Dire)

Ferrara, 5 febbraio 2020 - È finalmente rientrato in Italia il ferrarese rimasto bloccato a Wuhan, la città cinese epicentro dell’epidemia di Coronavirus. L’uomo, le cui generalità sono tenute coperte da uno stretto riserbo, è atterrato nel nostro Paese lunedì, insieme agli altri italiani tornati a casa grazie al ponte aereo organizzato dalla Farnesina e dall’Aeronautica militare.

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Sono in tutto 56 i connazionali che, dall’altro ieri, si trovano al centro sportivo dell’esercito a Cecchignola. In tutto avrebbero dovuto essere 57 ma uno di loro, un ragazzo di 17 anni, è dovuto rimanere a terra perché al momento della partenza aveva la febbre.

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Tra gli italiani arrivati alla Cecchignola, si diceva, ci sarebbe quindi anche il nostro concittadino. Di lui al momento si sa poco. A quanto trapelato, al momento dell’allarme era arrivato in Cina da meno di un mese. Il ferrarese lavora nel campo finanziario e a portarlo nel Paese del dragone sarebbero state proprio questioni legate al suo lavoro. Al momento chi lo conosce non è in grado di sbilanciarsi oltre, ma è praticamente certo che si trovi anche lui al campo dell’esercito, insieme agli altri italiani tenuti sotto controllo sanitario per quattordici giorni, fino a quando, a pericolo scampato, potranno finalmente fare ritorno a casa.

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A quanto riferisce un amico che è stato in contatto con lui durante il periodo dell’allarme e fino alle scorse ore – dopo il suo arrivo in Italia con il volo dell’Aeronautica militare – le sue condizioni sarebbero buone. Passata la paura dei giorni lontano da casa, ora i connazionali rientrati attendono che passi il periodo di controllo, che coincide con la fase di incubazione del virus. Intanto, dal campo romano trapelano notizie sulla routine del gruppo in quarantena. Nelle scorse ore si sono riaperte le cucine del centro olimpico nella città militare. Fino a ieri erano stati serviti pasti con monoporzioni sigillate, ma nei prossimi giorni saranno gli stessi cuochi della mensa a preparare i pasti. "Possiamo avanzare le richieste che vogliamo" fanno sapere le persone in quarantena. Al gruppo, nel limite del possibile, è stata infatti concessa la disponibilità di fare scelte specifiche per quanto riguarda l’alimentazione. E ieri sera, per festeggiare il rientro in Italia, il gruppo ha chiesto una pizza. Ai bimbi, che hanno anche a disposizione un’area giochi in miniatura con il mini-basket, sono stati forniti giochi, pastelli e album da disegno. Per passare il tempo, i 56 rientrati dalla Cina si dilettano con partite di calcetto, sfide al tavolo da ping pong e piccole corsette all’alba intorno al campo da calcio. Il gruppo, che ha accesso a tutte le aree delimitate nell’arco di un perimetro sorvegliato dai militari, viene sottoposto a controlli della temperatura per tre volte al giorno.

"I militari sono molto gentili e con un semplice cenno ci fanno capire quali sono le zone che non dobbiamo oltrepassare. Loro giustamente non partecipano minimamente alle nostre attività sportive semplicemente perché sono in servizio e non possono – spiega il 45enne modenese Michel Talignani, tra le persone rientrate l’altro ieri da Wuhan –. Per noi, invece, l’unico fastidio è dover usare le mascherine durante l’attività fisica e con il fiatone non è il massimo. Entro la fine di questa quarantena proveremo ad organizzare, quando tutto sarà finito, una partitella amichevole di calcetto ‘militari contro appestati’", dice sorridendo Talignani.