Corsi online o all’aria aperta: "Ma l’attività è ai minimi termini"

Gli istruttori: "Ci sarebbero spazi e modi per svolgere le lezioni in sicurezza ma ci atteniamo ai divieti"

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Un altro mese e mezzo di chiusura. Per le palestre, le direttive del nuovo Dpcm suonano come una mazzata tremenda: niente apertura delle sale, almeno fino al 5 marzo. Un tempo infinito che, per alcune realtà, potrebbe segnare la parola fine. E così, ci si attrezza come si può, tenendosi stretti i propri clienti con i corsi online o proponendo sporadiche attività all’aperto: "Qualche attività all’esterno la organizziamo – spiega Anna Valente della palestra ‘New Millennium’ –, sfruttando la zona del Sottomura. Ma è dura: da un lato le temperature rigide sfavoriscono tutto ciò, dall’altro molti clienti non possono raggiungerci per via dei divieti di spostamenti tra le regioni". Chi abita anche solo a Santa Maria Maddalena, insomma, è costretto a rimanere al di là del Po. "La gente avrebbe voglia – prosegue la responsabile – ma non è così semplice. A novembre, quando il clima era più clemente, proponemmo un’attività di fit box nel parcheggio; ora siamo limitati". Niente attrezzi, niente vicinanza, niente contatti. E, per le realtà sportive della città, anche pochi contributi statali. Così la montagna da scalare per tornare a vedere la luce è sempre più ripida: "I singoli istruttori – spiega ancora Anna Valente – hanno ricevuto i vari aiuti, in quanto professionisti, ma le strutture poco o nulla". L’alternativa, come detto, sono le lezioni online. Un modo più che altro utile a mantenere fidelizzato il cliente, in attesa di tempi migliori. Perché anche in quel caso i guadagni sono minimi. E che siano singole palestre o realtà ben più radicate sul territorio, come ad esempio il Cus, la musica è la medesima: "Ciò che si può lo facciamo all’aria aperta – incalza Carla Parolini, direttrice dell’impianto di via Gramicia –. La gente risponde bene, perché la voglia di muoversi e tornare alla normalità è tanta, ma chiaramente possiamo rivolgerci solo ad un numero ridotto di utenti". Anche in questo caso, infatti, le norme vigenti impediscono lezioni affollate. Nonostante, al Cus, lo spazio indoor ci sarebbe: "Potremmo svolgere corsi a 10-15 persone consentendo ad ognuna di essere un’area di venticinque metri quadrati – sottolinea Parolini –, ma è comunque vietato". E, dunque? Ci si veste per bene e si esce. Meteo permettendo. Sempre, tra l’altro, badando bene a non incappare in azioni vietate: "Oltre al crossfit, abbiamo i settori giovanili di scuole calcio, basket e minivolley – conclude la direttrice del Cus – che possono svolgere solo la preparazione atletica. Nessun altro tipo di esercizio". Un peccato. Perché lo sport, oltre che movimento, comporta nell’essere umano anche un beneficio psicologico.

Matteo Langone